CGCReviews: Dead Island 2

Dopo tanti anni di peripezie, finalmente è arrivato nelle nostre mani.

Dead Island 2

Dead Island 2, sviluppato da Dambuster Studios e pubblicato da Deep Silver, è ora disponibile su PS5, PS4, Xbox Series, Xbox One e PC (EGS).

Sappiamo tutti bene che Dead Island 2 ha subito uno sviluppo un po’ travagliato sin dal suo annuncio nel 2014. Nel 2012 cominciò lo sviluppo da parte di Yager Development, che perse le redini del progetto nel 2015 per affidarle a Sumo Digital fino al 2019, quando poi passò infine nelle mani di Dambuster Studios. Con questa premessa, è facile pensare che il risultato finale sia un pastone di idee di studi di sviluppo diverse accozzate alla bene e meglio, ma fortunatamente non è andata del tutto così.

Nonostante Dead Island 2 non sia questo gran gioco e dimostri comunque che si tratti di un progetto che ha diversi anni sulle spalle, ed approfondiremo il perché in questa recensione, non si può far altro che elogiare comunque Deep Silver per il coraggio di comunque portare a termine e finanziare questo titolo che sembrava ormai abbandonato al suo destino.

Dead Island 2 comincia con un filmato introduttivo dalla dubbia qualità che, tutto sommato, già getta le basi un po’ trash/comiche di ciò che andremo a giocare. Sceglieremo quindi il nostro protagonista tra un roster di sei personaggi. Abbiamo quindi Amy, Bruno, Carla, Dani, Jacob e Ryan; ognuno di loro ha delle statistiche di base differenti, seppur alcuni molto simili, e abilità uniche che tanto uniche in realtà non sono. Alla fine, la scelta ricadrà su quello che ci ispira maggiormente, dato che le statistiche non sono poi così fondamentali come si potrebbe credere inizialmente, tranne forse la salute.

Comincia quindi il gameplay, con un breve livello tutorial nel quale scopriamo che il nostro aereo è precipitato ma siamo fortunatamente sopravvissuti. Come se non bastasse, scopriamo che un’infezione zombie sta dilagando a vista d’occhio e tra i pochi ancora vivi dopo l’incidente, solo alcuni non sono stati infettati. Conosceremo quindi Emma Jaunt, una famosa star e il suo manager. Nel mentre che si cerca di aiutare alcuni sopravvissuti bloccati sotto delle macerie, finiamo anche noi per essere morsi da uno zombie. Per chi avesse giocato l’originale Dead Island, si capisce subito dove la storia voglia andare a parare. Il nostro protagonista sarà difatti infettato, ma totalmente immune. Classico cliché.

Conclusa questa prima sezione di gioco, ci ritroveremo a Bel-Air, con l’obiettivo di raggiungere l’abitazione di Emma. Non continuerò oltre con la trama del gioco per evitare spoiler, ma sappiate che comunque la qualità generale della narrativa è abbastanza bassa e, per chi volesse solamente godersi il gameplay, è tranquillamente ignorabile in ogni suo aspetto senza sentirsi troppo in colpa per aver saltato qualche filmato o dialogo. D’altronde, in tutta la storia c’è forse solo un unico momento di importanza, ma qualsiasi altro dialogo non eccelle certamente.

Parlando del gameplay, prima di addentrarci nel sistema di combattimento, che è il fulcro del titolo, vorrei prima spendere qualche parola sull’esplorazione delle mappe. Dead Island 2 è diviso in mappe che variano di grandezza dal piccolo al corridoio. Seppur la qualità generale degli ambienti non sia per nulla negativa (anzi, è proprio il contrario), tutte le aree esplorabili sono davvero ristrette e fin troppo limitate per quello che si sarebbe potuto fare.

Quando non staremo combattendo, potremo girovagare qua e la per raccogliere materiali di vario tipo, collezionabili, trovare tesori e non molto altro. Insomma, non molto emozionante come aspetto. Parlando proprio dei tesori, sappiate che sono l’aspetto meno riuscito del titolo. Ogni tesoro richiederà una chiave per essere aperto e, la chiave, sarà ottenibile da uno specifico zombie con nome che apparirà nella mappa casualmente durante le nostre scorribande. Non trovate lo zombie “Franco il postino” per la chiave del suo furgoncino? Sappiate che potrebbe apparire nel punto X ignoto dopo aver completato cinque missioni di storia.

Se calcoliamo anche il fatto che nessuna delle aree sia completabile al 100% alla prima visita, richiedendo quindi di essere esplorate più e più volte in un processo di backtracking troppo forzato, capirete da voi che l’esplorazione perde quasi di senso risultando solo “noiosa”. Ma c’è di più! Magari siete riusciti ad aprire una cassaforte specifica che vi mancava dopo svariate ore, ma magari otterrete un’arma come ricompensa che non vi interessa, buttandola via immediatamente. Questo aspetto, non troppo curato, fa trasparire solo il fatto di voler aumentare in modo forzato la longevità in modo assolutamente non necessario.

Parlando dell’esplorazione, vien naturale agganciarsi alle missioni; ne avremo infatti di tre tipologie: primarie, secondarie e chi l’ha visto. Non c’è bisogno di spiegare nulla delle primarie, dato che sono quelle che avanzeranno la storia, sbloccheranno nuove aree e così via. Sulle secondarie, invece, c’è un grosso problema di ripetitività. Nonostante Dead Island 2 non sia poi così grande come gioco, il 90% delle secondarie sono a cervello spento: raggiungi punto A per non trovare il tuo obiettivo, spostati a punto B e uccidi nemico X. Un po’ di varietà non sarebbe affatto dispiaciuta. C’è comunque qualche eccezione, ma principalmente l’andazzo sarà quello.

Per le missioni chi l’ha visto, invece, è un po’ difficile classificarle. Sono principalmente di due categorie: quelle che richiedono un minimo di intelletto e quelle campate per aria. Partendo da questa seconda distinzione, sarà un semplice raggiungere un luogo specifico di una mappa e uccidere uno zombie. L’altra categoria, invece, richiederà la lettura e la ricerca di indizi per scoprire che fine ha fatto una determinata persona che comunque richiederà, alla fine della fiera, di uccidere anche in questo caso un determinato zombie.

È vero che si tratta di un titolo nel quale lo scopo principale è proprio quello di eliminare zombie e sopravvivere, ma non sarebbe comunque dispiaciuta sia più varietà nelle missioni che un qualcosa di più elaborato. Una volta sbloccato il viaggio rapido, il backtracking risulterà meno pesante, ma comunque ben presente.

Non manca altro che parlare del sistema di combattimento e della progressione del nostro personaggio. Il combattimento lo dividerò in due macro-categorie: il melee e il gunplay. Iniziando dal combattimento corpo a corpo, avremo a disposizione calci (di base per tutti), parata o schivata (a seconda dell’abilità selezionata), armi da lancio, un attacco leggero e un attacco caricato. Utilizzando armi da fuoco, invece, avremo comunque a disposizione le nostre azioni di base, ma con la differenza che saranno assenti i colpi caricati. C’è da dire che il sistema di mira non è tra i migliori mai visti, risultando molto “acquosa”.

Ogni arma, di qualsiasi categoria, ha delle proprie statistiche e un livello di rarità. Un’arma comune sarà ovviamente più debole di una più rara, seppur avanzando di livello smetteremo quasi di ottenere quelle di grado inferiore, rendendo questa meccanica quasi flavour e niente più. Tramite i banchi da lavoro potremo anche potenziare il nostro arsenale, aggiungendo perk di vario tipo per renderla più adatta alle nostre esigenze. Dopo aver smanettato un po’, comunque, scopriremo che la via migliore è sempre quella che aumenta i danni e la velocità d’attacco, rendendo superflui gli altri tipi di potenziamenti.

Non mancano ovviamente anche i danni elementali che, affiancati all’ambiente di gioco, possono creare combo devastanti per i nostri mangia cervelli di turno. Attaccare con un’arma elettrica in acqua, colpire con una fiamma del petrolio, e così via, è sia un vantaggio enorme che una condanna se mal utilizzato. Infatti, una volta innescata una reazione elementale, anche noi giocatori potremo esserne coinvolti, quindi bisogna restare vigili.

Non c’è bisogno di dire che le armi più efficaci sono quelle da fuoco, seppur le munizioni siano decisamente meno durature rispetto alla durabilità di un’arma corpo a corpo. Le armi bianche si rompono con i colpi sferrati, seppur non mi sia mai capitato da metà gioco in poi di trovarmi con un’arma rotta, essendo sempre più resistenti con l’avanzare dei livelli. Non preoccupatevi però se la vostra arma preferita è rimasta indietro, dato che sarà possibile portarla al nostro attuale livello tramite i banchi da lavoro.

C’è da specificare un grosso problema di qualsiasi arma, però. Il feeling dei colpi è davvero troppo spento, con solo le armi pesanti che offrono un po’ di risposta ai colpi. Ci si può passar sopra? Certo che si, ma non è qualcosa che si può ignorare in fase di valutazione; se fai male il punto chiave del gioco, non posso escluderlo.

Salendo di livello, completando missioni ed esplorando, otterremo anche carte abilità da aggiungere al nostro repertorio. Le abilità vengono suddivise in quattro categorie, con ognuna che offre un qualcosa in più al nostro personaggio. Parlando di abilità, non possiamo ignorare la modalità furia. Questa modalità, infatti, sarà possibile utilizzarla quando la nostra barra furia sarà carica e, come suggerisce il nome, ci manderà in berserk per un breve periodo nel quale faremo un sacco di danni. Più utile nelle orde che altro, è comunque qualcosa di extra che possiamo anche decidere di ignorare, seppur aggiunge qualcosa in più ad un sistema di combattimento non eccellente. Voglio aggiungere che il sistema di smembramento e danno alle creature è davvero ottimo.

Alla fine, tra personalizzazione delle armi e delle abilità, potremo creare il nostro personaggio perfetto a seconda dei nostri gusti. Non c’è un limite alle build che possiamo provare, tranne che per materiali e soldi ovviamente. Se utilizziamo tante arme e vogliamo sempre tenerle aggiornate, risulterà un po’ problematico gestire le risorse, richiedendo anche del farming extra. Nel mio caso, ho scelto un’arma specifica che mi piaceva e ho portato avanti ed utilizzato praticamente solo quella per oltre metà gioco.

Dead Island 2 è un titolo pensato principalmente per essere giocato in co-op fino a tre giocatori. L’esperienza un po’ scarna cambia decisamente se giocato in compagnia, ma questo vale anche in negativo. Se in giocatore singolo i colpi ai nemici creano un po’ di movimento con tremori della telecamera, rallentamenti e così via, tutto questo si perde in multigiocatore, rendendo quel feeling già molto asciutto totalmente assente. Se a questo problema ci aggiungiamo un delay per i giocatori non host, si può capire subito che l’esperienza subisce ancor di più danni.

Anche le performance, purtroppo, subiscono effetti negativi nel gioco online. Se in singolo il titolo è stabile e gira benissimo anche su macchine più datate (per quanto riguarda la versione PC), nel momento che metteremo piede nella partita di un altro giocatore subiremo cali di framerate, stutter, freeze, network delay, disconnessioni randomiche e altri problemi di vario genere. Tutto questo, aggiunto ad un’esperienza che non è già di per se così elevata, potrebbe far desistere molte persone.

Purtroppo, nonostante Dead Island 2 sia un titolo uscito nel 2023, escludendo la qualità delle texture eccellente, tutto il resto del titolo gira su meccaniche e sistemi vecchi di anni che non raggiungono totalmente gli standard moderni per un titolo AAA.

Ma, in conclusione, Dead Island 2 riesce comunque ad offrire un’esperienza caciarona e simpatica che, nel complesso, non è assolutamente totalmente negativa. Si sentono il peso degli anni e il suo travaglio, ma ciò non toglie il fatto che, soprattutto in co-op con amici, si possa sollevare il suo morale un po’ basso. Dead Island 2 è un gioco visivamente moderno con meccaniche vecchie, ma risulta comunque divertente se preso nelle giuste dosi e con la giusta mentalità.


6.9

Voto CGC

Recensione Dead Island 2

Dead Island 2 è un titolo moderno con meccaniche vecchie che riesce comunque, soprattuto in co-op, ad offrire un’esperienza caciarona e simpatica non eccellente ma divertente nelle giuste dosi.

*Si ringrazia PLAION per il codice PC fornito

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