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CGCReviews: Death or Treat

O un clone di Have a Nice Death?

Death or Treat

Death or Treat, sviluppato da Saona Studios e pubblicato in collaborazione con Hawthorn Games, è ora disponibile su PS5, PS4, Xbox Series, Switch e PC (Steam).

Prima di spendere due parole su Death or Treat, sarebbe interessante capire se i ragazzi di Saona Studios, dopo aver visto Have a Nice Death, abbiano deciso di realizzarne un gioco fortemente ispirato, oppure se inventato di sana pianta. Calcolando i tempi di sviluppo quasi paralleli, saremo di fronte a una coincidenza da record.

Come ben sappiamo, ormai, il genere rogue-lite continua ad espandere il proprio catalogo con frequenti nuove uscite. Alcune di queste, spesso, riescono anche a ritagliarsi una propria originalità a seconda dello stile artistico, del gameplay, della storia, o magari riuscendo a mixare tutti questi elementi insieme. Ma qualcuno potrebbe scegliere di rimanere in ascolto dell’eco di qualcun altro, facendosi carico di tutti i rischi del caso qualora l’operazione non dovesse riuscire bene. Vediamo quindi più da vicino questo Death or Treat.

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Morte o dolcetto!

Death or Treat si svolge in uno spettrale cartoonesco mondo sotterraneo, nel quale un fantasma chiamato Scary è il proprietario di un negozio di caramelle e dolciumi di nome Ghost Mart, situato nel villaggio di HallowTown.

Il dolce equilibrio della vita di paese viene interrotto dalla malvagia società FaceBoo che, assieme le sue società alleate come la Darkchat e la RipTok, hanno iniziato a distribuire lo Storyum, una droga capace di prosciugare la forza di volontà. Il rimando alla critica dei social media contemporanei non viene nemmeno più di tanto velata dal momento che il big villain della vicenda si chiama proprio Clark Fackerberg. Un parallelismo quindi molto chiaro con il proprietario di Facebook e Instagram, ma che risuona già un po’ strano in un contesto halloweenesco.

Quindi, ci sono quattro livelli da superare, differenziati per temi artistici unici. RipTok, il secondo livello, ad esempio è contraddistinto da sfumature di grigio e viola per lo scenario. Mummie, streghe e altri (pochi) mostri sono i nemici che Scary dovrà affrontare nel corso dei livelli.

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Date una bacchetta a quel fantasmino

Death or Treat è quel tipo di rogue-lite che punta tutta la sua essenza nell’azione, ricordandoci Dead Cells, Hades o ancora meglio, Have a Nice Death. Se Morte, era un protagonista specializzato nell’utilizzo delle falci, qui Scary ha una versatilità maggiore dimostrando di saper passare da bastoni magici a spade, martelli, lance e addirittura una motosega. La scelta di queste, determina l’approccio al combattimento permettendo ingaggi più stretti o lontani a seconda di cosa preferiamo. Tutto molto bello, se non fosse per lo sbilanciato equilibrio che vi è tra queste, infatti, vi basterà poco tempo per rendervi conto quanto un’arma a lungo raggio faccia la differenza rispetto ad una più indirizzata al combattimento ravvicinato.

Death or Treat, oltre che essere un rogue-lite hack & slash 2D, è anche un platform. Oltre a saltare e scattare, è possibile fare un doppio salto e persino usare un’abilità che si ricarica combattendo contro i nemici. Scary può eseguire un discreto numero di mosse sin dall’inizio: la bacchetta con cui partiremo ha un attacco primario veloce e uno secondario più lento. Si può concatenare l’attacco leggero e quello pesante permettendo un montante che sbalza in aria i nemici, oppure facendo un attacco pesante a mezz’aria si esegue uno schianto.

Da HallowTown a Fackerberg

Come rogue-lite, i giocatori di Death or Treat iniziano a HallowTown e attraversano una serie di livelli che portano al grande cattivo finale, Fackerberg. Nei livelli generati casualmente ci saranno ovviamente nemici da sconfiggere e, al termine di ogni area, lo scontro con il boss. Durante tutto questo, si raccoglieranno diversi tipi di risorse destinate a comprare upgrade permanenti per il nostro Scary, come l’aumento della salute, la barra dell’energia magica oppure armi. Le risorse sono un elemento chiave anche per rivitalizzare HallowTown, riportando NPC che fungono da shop in grado di fornirci potenziamenti utili per le prossime partite.

Questa meccanica, però, è già una delle prime noti dolenti del titolo, perché non è ben integrata con il sistema di gioco, facendo percepire un po’ di stanchezza al giocatore già dopo le prime battute. Ripetere gli stessi scenari soltanto nella speranza di poter trovare una specifica risorsa necessaria per far avanzare i progressi di gioco potrebbe essere una scelta interessante, ma che finisce col rimanere schiacciata dalla superficiale realizzazione del level design.

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Arrivano i “No”

Il problema più grande di Death or Treat deriva proprio dal level design. Per quanto il combattimento sia fluido, il feedback dei colpi rimane vago e poco incisivo, facendo avvertire una spiacevole monotonia negli scontri. Alla schivata (dash), manca il frame di invincibilità: sebbene questo non sia un problema nel primo livello, poco dopo appare indispensabile con la comparsa di nemici in grado di sparare proiettili in tutte le direzioni dello schermo. L’uso dell’abilità consuma l’intera barra della magia e non può essere attivata nuovamente fino a quando non sarà completamente piena, il che rende i combattimenti più legnosi.

La più grave mancanza, però, l’ho trovata nell’impossibilità di interrompere le combo. Essendo queste continuamente utilizzate durante gli scontri, andranno a seguire un ritmo sempre più crescente tra i livelli, ma già i nemici poco più avanzati di quelli iniziali hanno pattern d’attacco più impegnativi e che richiedono schivate tempestive che non potranno essere eseguite, frustrando il giocatore a prendere quantità di danno ingente e poco bilanciato già nelle sessioni introduttive.

Per lo meno, Scary non prende danni da collisione con i nemici con cui si “tocca”, ma questo può essere un breve conforto dal momento che affrontarli da l’impressione di trovarsi davanti a gusci vuoti inanimati da un livello di sfida prossimo allo zero. Per farvi un esempio, qualunque di loro sarà incapace di attaccarvi se rimarrete dietro di lui a sferrare colpi, proprio come se non vi vedesse e quindi, di conseguenza, non è portato a reagire.

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Insomma

Concludendo, possiamo dire che Death or Treat riesce nell’imitazione di Have a Nice Death solo per un discreto aspetto artistico ispirato a un possibile cartone animato alla Tim Burton, ma l’aspetto non può essere tutto ciò che conta, e per questo, sul resto si dimostra essere un titolo tirato su di fretta e furia per cercare di occupare un mercato multipiattaforma lasciato libero dal rogue-lite rivale. Questa mossa affrettata, ha mostrato il fianco per quanto riguarda il bilanciamento generale di gioco, facendone risultare un prodotto ancora acerbo e distante da standard accettabili per il divertimento sfidante di un buon rogue-lite.


5

Voto CGC

Recensione Death or Treat

Death or Treat, nonostante l’aspetto artistico interessante, fallisce nel portare un’esperienza valida che risulta solamente acerba e distante dagli standard di un buon rogue-lite che si rispetti.

*Si ringrazia il Publisher per il codice PC fornito

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Alessandro Da Campo

Recensore di CrazyGameCommunity.it.

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