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CGCReviews: DreadOut Remastered Collection

Tiene testa al peso degli anni?

DreadOut Remastered Collection

DreadOut Remastered Collection, sviluppato da Digital Happines e pubblicato da Soft Source Publishing, è da oggi disponibile su PS5, PS4 e Switch.

A distanza di dieci anni dall’uscita dell’originale DreadOut e un anno dopo il debutto di DreadOut 2, Digital Happiness ha deciso di rinnovare anche il proprio survival horror originale con il lancio della DreadOut Remastered Collection. Questo pacchetto ripropone l’atmosfera inquietante dei primi due capitoli della serie (in realtà uno e un contenuto extra), offrendo una nuova opportunità per immergersi nelle sue oscure tematiche e ambientazioni.

Se non hai familiarità con il franchise, DreadOut trae ispirazione dal classico Fatal Frame (o Project Zero in alcune regioni del mondo), mettendoti nei panni di Linda, una studentessa delle superiori capace di vedere gli spiriti e affrontarli grazie a uno smartphone o una fotocamera. Ambientato in Indonesia, il gioco ti spinge ad esplorare luoghi infestati da fantasmi, mentre Linda cerca di sopravvivere e salvare i suoi amici da entità spirituali che sembrano uscite direttamente da miti e leggende del posto. DreadOut Remastered Collection riporta con se tutto questo, ma con una qualità visiva migliorata.

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La DreadOut Remastered Collection, che rende disponibile per la prima volta il primo capitolo su Console, include il cult originale DreadOut e il suo spin-off Keepers of the Dark. Purtroppo, manca all’appello il sequel DreadOut 2, ma i due titoli presenti riescono comunque a offrire un’immersione completa nell’universo mitologico della serie. Non sarebbe dispiaciuto avere un pacchetto completo con tutti i capitoli della serie, lo ammetto.

Il primo capitolo della DreadOut Remastered Collection ci presenta Linda e il suo gruppo di amici, guidati da un’insegnante che commette l’errore fatale di portarli in una zona abbandonata della città. Quello che inizia come una semplice esplorazione si trasforma rapidamente in una lotta per la sopravvivenza, con Linda costretta a confrontarsi con spiriti terrificanti che infestano una scuola locale e altri angoli decadenti della città.

In Keepers of the Dark, invece, Linda si ritrova intrappolata nel Regno dello Specchio, evocata dalla misteriosa Donna in Rosso del primo gioco. Qui, la protagonista affronta una serie di mondi infestati, ognuno dominato da entità ognuna più spaventosa dell’altra. Più che una vera e propria espansione, questo titolo può essere visto come una sorta di “boss rush”, dove ogni area culmina in un confronto con un nemico principale simil bossfight.

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Entrambi i giochi della DreadOut Remastered Collection condividono le medesime meccaniche di base: ti muovi in ambienti bui e inquietanti armato solo di una fotocamera e/o di uno smartphone. Come accade in Fatal Frame, scattare foto ai fantasmi nel momento giusto permette di infliggere loro danni, mentre il dispositivo funge anche da unica fonte di luce del gioco, illuminando il tuo cammino in terza persona prima di passare alla visuale in prima persona durante i combattimenti, attraverso la fotocamera.

La forza principale della DreadOut Remastered Collection risiede nella sua atmosfera. I luoghi oscuri e decadenti, popolati da spiriti e demoni splendidamente disegnati, riescono a creare un senso di inquietudine palpabile. Tuttavia, questa tensione svanisce rapidamente quando il gioco ti lascia bloccato senza indicazioni chiare su cosa fare. Capita spesso di dover vagare senza meta, perdendo tempo perché un oggetto chiave non è apparso o perché non hai capito dove dirigerti. Questo accade soprattutto nelle prime battute, dove veniamo da subito abbandonati a noi stessi.

Anche l’illuminazione lascia tanto a desiderare: la luce dello smartphone segue i movimenti della testa di Linda, rendendo difficile orientarsi in stanze buie o attraverso porte. A ciò si aggiunge un sistema di movimento incredibilmente poco fluido, con animazioni macchinose che rendono il tutto ancora più frustrante. Spesso, la luce sembrerà quasi svanire, nonostante stiamo inquadrando correttamente dove vogliamo guardare, cosa altamente fastidiosa e frustrante.

Ma il problema più grande della DreadOut Remastered Collection, che viene direttamente ereditato dalla release originale, risiede nel combattimento. Linda è troppo lenta rispetto ai fantasmi, e usare la fotocamera richiede troppo tempo, lasciandoti spesso vulnerabile agli attacchi nemici. Senza una funzione di schivata, finire in un loop di attacchi consecutivi da parte dei nemici è fin troppo comune. Peggio ancora, un bug introdotto nella remaster rende occasionalmente inutilizzabile il flash della fotocamera, aumentando ulteriormente la difficoltà in modo artificiale.

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Morire in DreadOut non significa game over, però, ma l’essere trasportati in una sorta di limbo da cui devi tornare correndo verso una luce. Questo sistema rende le battaglie contro i boss più sopportabili, poiché il danno inflitto permane tra una morte e l’altra, trasformando gli scontri in semplici trial and error fino a quando non si vince, senza troppa difficoltà. Tuttavia, riprendere il combattimento nello stesso punto in cui sei morto può risultare frustrante, soprattutto se il boss si trova già sopra di te. Non c’è molta attenzione sotto questo punto di vista.

Dal punto di vista tecnico, la DreadOut Remastered Collection presenta miglioramenti visibili netti rispetto all’originale. Le ambientazioni sono più dettagliate e i modelli dei personaggi meglio realizzati, soprattutto quando ci si muove in luoghi oscuri e poco affollati. Fortunatamente, le prestazioni sono solide su tutte le piattaforme, seppur i tempi di caricamento siano un po’ lenti rispetto a quello che PS5 potrebbe offrire, per lo meno.

Per chi cerca una qualità visiva superiore, le versioni PS4 e PS5 offrono un’esperienza sicuramente più raffinata. L’audio, invece, è una vera perla. Le interpretazioni vocali in inglese sono solide, ma è l’effettistica ambientale a rubare la scena. Scricchiolii, lamenti e altri rumori sinistri fanno molto per mantenere alta la tensione, immergendoti completamente nell’orrore che permea ogni angolo del gioco.

In conclusione, La DreadOut Remastered Collection riesce comunque a offrire un’esperienza horror soddisfacente, nonostante i problemi di gameplay che si trascinano ancora dalla versione originale. Anche se non raggiunge le vette di Fatal Frame, il mix di mitologia indonesiana e spettri terrificanti rende questa collezione una scelta interessante per gli appassionati del genere. Se riesci a tollerare qualche incertezza, errore o bug qua e là, il viaggio nell’oscurità di DreadOut potrebbe comunque sorprenderti, regalando momenti di autentica inquietudine e un’ambientazione unica che merita di essere esplorata almeno una volta.


6.5

Voto CGC

Recensione DreadOut Remastered Collection

La DreadOut Remastered Collection riesce comunque a offrire un’esperienza horror soddisfacente, nonostante i problemi di gameplay che si trascinano ancora dalla versione originale.

La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.

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Davide Fanelli

Nato nel 1996 ho iniziato a giocare già dalla tenera età di 2 anni con un GameBoy e Tetris. Alla vista della PlayStation cominciò a nascere la mia passione per i videogiochi che permane ancora tutt'ora.

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