Dynasty Warriors: Origins, il remake del primo capitolo della serie sviluppato da Omega Force e pubblicato da Koei Tecmo, è ora attualmente disponibile su PS5, Xbox Series e PC (Steam).
Il romanzo originale di Romance of the Three Kingdoms ha sicuramente ispirato innumerevoli adattamenti, tanto che risulta oramai quasi impossibile rendere fresche e innovative le storie e i personaggi ormai tanto familiari che la compongono. Eppure, dopo aver passato decine di ore con Dynasty Warriors: Origins, posso assolutamente dire con certezza che questa rivisitazione delle epiche battaglie, degli intrighi politici e delle alleanze tradite riesce a riportare un senso di novità a una saga amatissima, ma un po’ stantia.
Non solo Dynasty Warriors: Origins amplia le battaglie oltre ogni limite che ci si poteva aspettare, portando a schermo una quantità di nemici mai vista prima, che tiene davvero fede questa volta all'”1 contro 1000″, ma offre anche una maggiore profondità nel gameplay del gioco, un comparto narrativo sorprendentemente rifinito e una quantità incredibilmente elevata di contenuti end-game e post-game. È, senza nessuna ombra di dubbio uno dei capitoli più riusciti di questa lunga serie. E se state pensando di cominciare da qui, allora siete sul titolo giusto.
A differenza dei precedenti capitoli, dove il giocatore poteva scegliere uno dei tanti condottieri leggendari disponibili come Liu Bei, Cao Cao o Sun Jian per affrontare le campagne, Dynasty Warriors: Origins introduce un personaggio completamente nuovo, novità gradita per la serie. Questa volta, il protagonista dell’avventura è un guerriero errante afflitto da amnesia… Sicuramente un cliché narrativo molto classico, ma che però si rivela davvero funzionale nel contesto raccontato. Questa scelta narrativa permette di esplorare le vicende delle Tre Regni da una prospettiva diversa, ma anche più personale, mentre il giocatore si muove tra le varie fazioni, stringendo alleanze e vivendo in prima persona gli eventi che hanno plasmato la storia.
Il punto di forza di questa nuova struttura scelta da Koei Tecmo è la possibilità di osservare l’ascesa al potere di personaggi iconici nella storia, non come protagonisti centrali, ma come figure di spicco che interagiscono con il nostro eroe smemorato. Questo approccio offre una visione più intima delle storie e delle motivazioni di queste personalità leggendarie, senza tuttavia togliere troppo spazio al gameplay stesso. Anche se inizialmente si potrebbe sentire un po’ l’assenza di un’opzione per impersonare direttamente questi condottieri nelle missioni, Dynasty Warriors: Origins compensa con la possibilità di controllarli temporaneamente in determinati momenti chiave della storia.
La campagna principale di Dynasty Warriors: Origins si sviluppa in cinque capitoli principali, con una durata totale che può facilmente superare le 35/40 ore se si completano anche tutte le missioni secondarie. La prima metà segue fedelmente gli eventi storici principali, come la rivolta dei Turbanti Gialli e il crollo di Dong Zhuo. Tuttavia, circa a metà del gioco, il giocatore è chiamato a fare una scelta cruciale che cambierà tutto: allearsi con una delle tre fazioni principali (Wei, Shu o Wu) per il resto della storia. Questa decisione non solo influenza gli eventi narrativi in modo sostanziale, ma cambia anche il modo in cui il giocatore percepisce le dinamiche politiche e le relazioni tra i vari personaggi.
Ad esempio, parlando della mia scelta personale, scegliere di seguire Liu Bei è significato immergersi nei valori di altruismo e giustizia del clan Shu, mentre unirsi a Cao Cao permette invece di esplorare il lato più pragmatico e spietato della politica. Ogni alleanza offre una visione unica degli eventi, e Dynasty Warriors: Origins incoraggia assolutamente a rigiocare le campagne per scoprire tutte le ramificazioni narrative. Inoltre, soddisfacendo determinate condizioni in ciascun percorso, si possono sbloccare i “True Endings”, aggiungendo ulteriore profondità e rigiocabilità al titolo.
Parallelamente alla trama principale, Dynasty Warriors: Origins sviluppa una sottotrama incentrata sulla ricerca delle memorie perdute del protagonista. Sebbene il guerriero senza nome possa sembrare un personaggio molto piatto e vacuo per via della sua natura taciturna, questa scelta narrativa consente di costruire un mistero intrigante che si intreccia decisamente bene con gli eventi storici narrati, arricchendo il contesto generale. Tuttavia, la mancanza di espressività del protagonista, specialmente nei momenti più forti ed emotivi, può talvolta ridurre l’impatto drammatico di alcune scene. Peccato.
La serie dei Dynasty Warriors è sicuramente famosa per il suo approccio spettacolare ai combattimenti, con l’iconico stile “1 contro 1000” che mette il giocatore contro orde di nemici a non finire. In Dynasty Warriors: Origins, questo aspetto viene portato a nuovi e più elevati livelli grazie a un sistema di combattimento più profondo e variegato rispetto al passato. Ogni arma dispone di un set unico di attacchi e combo, e il giocatore può migliorare la propria maestria con ciascuna di esse per sbloccare abilità aggiuntive e potenziamenti per la stessa. Questo sistema incentiva sicuramente a sperimentare con i diversi tipi di equipaggiamento disponibili, rompendo la monotonia e offrendo un senso di progressione netto e costante.
Le armi disponibili includono classici come le spade e le lance, ma anche strumenti più particolari come i guanti corazzati e le lame a mezzaluna. Ogni arma è adatta a situazioni specifiche: le lance, per esempio, sono ideali per affrontare gruppi numerosi grazie alla loro ampia portata, mentre i guanti permettono di infliggere danni elevati nei combattimenti faccia a faccia. Inoltre, il giocatore può portare con se due armi alla volta e passare dall’una all’altra durante la battaglia in qualsiasi momento, adattandosi rapidamente alla situazione attuale.
Un elemento distintivo del combat system è l’introduzione delle “Battle Arts”, abilità speciali che consumano un indicatore chiamato “Coraggio”. Queste mosse spettacolari includono attacchi ad area, potenti contrattacchi e persino abilità elementali che possono devastare interi eserciti in men che non si dica. Accumulare Coraggio richiede di eseguire attacchi abbastanza precisi, schivare con tempismo perfetto e/o parare i colpi nemici, aggiungendo un ulteriore livello di strategia alle battaglie. D’altronde, un musou senza strategia, non si può definire tale.
Oltre al combattimento vero e proprio, Dynasty Warriors: Origins introduce una serie di tattiche attivabili che consentono di influenzare l’esito delle battaglie in modi abbastanza creativi. Ad esempio, è possibile ordinare ai propri alleati di lanciare una pioggia di frecce incendiarie, oppure utilizzare il terreno a proprio vantaggio per infliggere danni maggiori ai nemici. Queste tattiche non solo offrono più varietà strategica al gameplay, ma incoraggiano anche un’esplorazione più attenta delle mappe per trovare le posizioni ideali da cui lanciare gli attacchi, un altro elemento che non sempre è stato presente nei capitoli precedenti.
Le missioni principali sono affiancate da una vasta quantità di attività secondarie opzionali da poter affrontare, tra cui schermaglie rapide, missioni di raccolta risorse e sfide specifiche come sconfiggere un certo numero di nemici in un tempo limitato, e così via. Queste attività non solo offrono ricompense utili, ma contribuiscono a mantenere il game loop del gioco sempre fresco e con varietà nella scelta di cosa fare in un dato momento.
La mappa di Dynasty Warriors: Origins, con i suoi fiumi, montagne e città, ricorda moltissimo un diorama animato, dando la sensazione di trovarsi all’interno di un grande strategico. Le 10 province sono abbastanza grandi da giustificare un sistema di viaggio rapido, ma sufficientemente compatte da permettere di raggiungere ogni punto di interesse in giusto un paio di minuti. L’attenzione ai dettagli nel design delle ambientazioni è palese, con villaggi pittoreschi, campi di battaglia devastati dalla guerra e maestose fortezze che offrono uno sfondo memorabile alle avventure affrontate nel gioco.
Dal punto di vista tecnico, Dynasty Warriors: Origins offre un comparto visivo davvero ottimo, con modelli dei personaggi ben dettagliati e un’illuminazione dinamica che valorizza bene le scene di battaglia. Anche se alcune animazioni tradiscono le origini cross-gen del gioco, l’insieme è comunque ben curato e gradevole, ma non sempre all’altezza di un titolo moderno. Anche sulla piccola Xbox Series S il gioco si mantiene stabile sui 60FPS in modalità prestazioni, senza ridurre eccessivamente la qualità generale. Il sonoro, inoltre, è curato da un’ottima colonna sonora orchestrale che accompagna perfettamente l’azione del gioco, alternando temi epici a melodie più “calde” durante i momenti narrativi specifici.
Per concludere, Dynasty Warriors: Origins rappresenta un nuovo inizio ambizioso per la serie, riuscendo a bilanciare l’azione frenetica con una narrazione più profonda e appagante. Con un sistema di combattimento più raffinato rispetto al passato, una trama ramificata e una quantità impressionante di contenuti disponibili, il titolo è una celebrazione del meglio che la serie ha da offrire ad oggi, pur introducendo comunque innovazioni significative. Che tu sia un vecchio fan della saga o un nuovo arrivato, Dynasty Warriors: Origins ha qualcosa da offrire a tutti i tipi di giocatori.
8.5
Voto CGC
Recensione Dynasty Warriors: Origins
Dynasty Warriors: Origins rappresenta un nuovo inizio ambizioso per la serie, riuscendo a bilanciare l’azione frenetica con una narrazione più profonda e appagante.
La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.