Enotria: The Last Song, il “summer-soul” italiano sviluppato e pubblicato da Jyamma Games, è ora disponibile anche su Xbox Series, insieme alle versioni PS5 e PC (Steam / EGS) precedentemente rilasciate.
Per chi ancora non lo conoscesse, Enotria: The Last Song ci porta in un’Italia fantasiosa dove le arti non sono solo espressione, ma potere divino. Un mondo che riesce a distinguersi nel già affollato genere dei Soulslike, mostrando con orgoglio un’identità propria e unica. Mentre molte ispirazioni sembrano riecheggiare capolavori come Sekiro: Shadows Die Twice e Dark Souls, questo titolo di Jyamma Games riesce a emergere grazie a un’ambientazione unica, un gameplay impegnativo (e anche innovativo in certi aspetti) e una bellezza visiva da togliere il fiato.
La storia di Enotria: The Last Song ci trasporta nell’omonima Enotria, un regno dominato dalla creatività. Le arti non sono solo apprezzate: sono la base della struttura sociale e politica, con gli artisti più talentuosi trattati come vere e proprie divinità. Ma c’è un lato oscuro in questa adorazione: un gruppo noto come gli Autori ha creato il Canovaccio, una sorta di opera teatrale onnipotente che ha trasformato il mondo in una rappresentazione perpetua. Gli abitanti, ridotti a delle marionette prive di volontà, recitano senza fine uno script imposto. Qui entra in scena il nostro protagonista, il Senza Maschera, una figura nata dall’albero del cambiamento, immune al controllo del Canovaccio e pronto a ribaltare il destino del regno.
Accompagnato da Pulcinella, un Autore pentito che ha deciso di opporsi agli ex alleati, il Senza Maschera si avventura in un mondo suddiviso in tre atti, proprio come una pièce teatrale. Ogni atto ci porta attraverso ambientazioni mozzafiato e ci mette contro nemici spietati, fino ad affrontare gli stessi Autori. Sebbene sulla superficie possa sembrare una riproposizione dei classici Soulslike, Enotria: The Last Song offre un’esperienza rifinita e arricchita da una serie di elementi distintivi che la rendono davvero speciale, seppur non sempre rifinita al meglio e priva di problemi sparsi qua e la.
Uno dei punti di forza di Enotria: The Last Song è l’esplorazione. L’ambientazione ispirata all’Italia è un omaggio che riesce a catturare l’anima del nostro Paese in modo davvero straordinario. Dai villaggi di pescatori a picco sul mare alle città attraversate da canali e illuminate da tramonti dorati, ogni luogo è una gioia per gli occhi. Le rovine dei templi, i campi di girasoli alti come torri, e i colossali colossei pronti a ospitare battaglie sanguinose, creano un mondo che sembra davvero vivo. C’è ovviamente una forte ispirazione all’antica zona reale dell’Enotria (la zona meridionale dell’Italia).
Ogni area di Enotria: The Last Song è intrisa di dettagli, in ogni dove, che raccontano una storia: porte nascoste che conducono a scorciatoie, passaggi segreti che si ricollegano a zone già esplorate, scale e ascensori che rivelano nuovi percorsi. Anche le sezioni più lineari sono arricchite da deviazioni e sorprese che invogliano a esplorare ogni angolo del mondo di gioco. È raro trovarsi davanti a un momento completamente morto, e il design intricato delle mappe stimola costantemente la curiosità del giocatore a “ficcare il naso” ovunque.
La qualità visiva è semplicemente sbalorditiva. Dalle spiagge dorate agli oceani cristallini, fino alle caverne misteriose dominate da statue giganti e templi in rovina, il livello di dettaglio è eccezionale. Ogni luogo sembra curato a mano, con tocchi unici che lo rendono credibile e affascinante. Un esempio impressionante è il secondo atto, ambientato durante un’invasione navale sulla costa di Enotria. In mezzo a fortificazioni di legno e campi militari, il Senza Maschera deve affrontare nemici mentre i cannoni dei vascelli bombardano il campo di battaglia. Più avanti, l’elemento cosmico-horror emerge, con riferimenti lovecraftiani che si manifestano nelle profondità di alcune aree. C’è dell’arte in tutto questo, ed è davvero un piacere per gli occhi.
La storia di Enotria: The Last Song viene raccontata principalmente attraverso codex, lettere e note che si possono trovare esplorando le aree del gioco. Questo approccio non intrusivo permette al giocatore di immergersi nella trama senza forzature, arricchendo l’esperienza senza appesantirla. Ogni frammento di testo aggiunge profondità, spiegando il contesto dei luoghi e dei nemici. Interessante è il sistema di sblocco delle informazioni: sconfiggendo un numero crescente di nemici di uno stesso tipo, si ottengono ulteriori dettagli sul loro passato e sul loro ruolo nel mondo di gioco. Nonostante queste aggiunte, però, la trama centrale è abbastanza semplice e lineare, fungendo da sfondo al vero fulcro del gioco: il combattimento.
Il cuore pulsante di Enotria: The Last Song, infatti, è il suo sistema di combattimento, che prende forte ispirazione da Sekiro: Shadows Die Twice, ponendo grande enfasi sul parry per stordire i nemici e aprire loro delle vulnerabilità. I nemici comuni possono essere eliminati rapidamente padroneggiando il tempismo delle parate, e il gioco offre anche dei vantaggi sbloccabili che permettono di eseguire uccisioni istantanee su avversari storditi. Tuttavia, i boss richiedono una precisione quasi perfetta: il loro indicatore di stordimento deve essere riempito attraverso una sequenza di attacchi serrati, mentre loro sferrano colpi devastanti in risposta. Questi combattimenti rappresentano vere e proprie prove di abilità, offrendo grande soddisfazione una volta superati, ma possono anche risultare frustranti per alcuni giocatori.
Per rendere il gioco più accessibile, gli sviluppatori hanno introdotto una modalità storia che riduce notevolmente la difficoltà dell’esperienza. Questa opzione è perfetta per chi vuole godersi l’esplorazione e l’atmosfera senza troppo stress, ma riduce il senso di appagamento nei combattimenti, soprattutto contro i boss, rendendoli quasi banali per i veterani del genere. È ovviamente una modalità strettamente pensata per i novizi del genere, ma è comunque una novità per il genere che potrebbe gettare le basi anche per altre produzioni (chissà se magari anche FromSoftware stessa ne prenderà spunto, dato che l’utenza chiede un’opzione di difficoltà regolabile da anni).
Un’altra meccanica interessante di Enotria: The Last Song è la Ruota degli Elementi, un sistema a quattro vie che introduce variabili strategiche nei combattimenti, stile gioco di ruolo classico. Ogni elemento (Vis, Gratia, Malanno e Fatuo) ha effetti unici sia positivi che negativi. Ad esempio, Vis aumenta il danno ma riduce la difesa, mentre Malanno infligge veleno al portatore ma danneggia i nemici. I boss hanno spesso una debolezza specifica, e sfruttare l’elemento giusto può fare la differenza in battaglia. Tuttavia, tenere traccia di tutte queste combinazioni può essere complicato, e molti giocatori preferiranno affidarsi a un’arma potenziata piuttosto che gestire costantemente le affinità elementali, che non sempre si rivelano più efficaci e facili da capire.
La personalizzazione del personaggio è alquanto profonda, con la possibilità di equipaggiare tre diversi set di armi e abilità. Ogni set può includere armi, maschere e Linee (abilità speciali che si sbloccano progredendo nel gioco). Questa flessibilità consente di adattarsi a diverse situazioni, ma il numero elevato di opzioni può risultare un po’ opprimente per chi non ama sperimentare eccessivamente. Per molti, trovare un paio di configurazioni affidabili all’inizio sarà sufficiente per affrontare gran parte dell’avventura, ma se siete alla ricerca della build perfetta, allora c’è spazio anche per voi. Inoltre, il poter cambiare armamento in tempo reale anche durante i combattimenti, è qualcosa che apre un portone di possibilità e strategie.
L’atmosfera di Enotria: The Last Song è esaltata da un sound design eccellente. I suoni delle spade che si infrangono contro le armature, i passi che scricchiolano sulle assi di legno e le risate distorte degli attori nei teatri infestati contribuiscono a creare un mondo vivo e immersivo. La colonna sonora è molto docile durante l’esplorazione, lasciando spazio ai rumori ambientali, ma si intensifica durante i combattimenti, soprattutto contro i boss. Brani frenetici e incalzanti accompagnano le battaglie, aumentando la tensione e l’adrenalina.
Anche il doppiaggio merita una menzione. Mentre non tutti i personaggi hanno una voce, quelli principali, inclusi i boss, sono interpretati con accenti autentici che aggiungono carattere e credibilità al mondo di gioco. Questo, ovviamente, se utilizzare come doppiaggio la lingua italiana, mentre in Inglese e Giapponese, si va a perdere molto carattere, e non riesco a consigliarla a nessuno, nemmeno chi non spiaccica una singola parola di italiano.
Dal punto di vista tecnico, Enotria: The Last Song si comporta davvero bene, soprattutto sulla nuova generazione di Console. Xbox Series X e PS5 offrono modalità performance a 60FPS o qualità a 30FPS, entrambe stabili. Anche su Xbox Series S, la risoluzione a 1080p upscalata regge bene il confronto e offre le stesse modalità a 30 o 60 fotogrammi al secondo, rendendo il titolo accessibile senza sacrificare troppo in termini visivi. Le patch post-lancio hanno inoltre migliorato notevolmente l’esperienza, risolvendo molti bug iniziali e ottimizzando le prestazioni anche per la più malandata versione PC.
Comunque, Enotria: The Last Song non è tutte rose e fiori; Il titolo soffre incredibilmente di uno scarso bilanciamento in alcune situazioni e contro alcuni nemici, che non sono altro che spugne di colpi con troppi punti vitali. Anche il sistema di elementi non è perfetto, dato che quasi sempre un danno fisico sarà superiore ad uno elementale, seppur questo sia “superefficace”. Il tutorial, inoltre, non va a spiegare perfettamente ogni meccanica del gioco, che viene lasciata un po’ alla scoperta. Il feedback dei colpi risulta ancora un po’ “molle”, e trovo strana la scelta di far vibrare il controller quando si ricevono i colpi, ma non quando si infieriscono. Inoltre, non mancano bug e glitch qua e la.
Per concludere, Enotria: The Last Song è una gemma nel panorama dei Soulslike, capace di distinguersi grazie alla sua ambientazione unica e al design curato. Nonostante alcune complessità nel sistema di combattimento e una trama lineare, il gioco riesce a regalare momenti indimenticabili attraverso le sue splendide ambientazioni e il gameplay soddisfacente. Che siate veterani del genere Soulslike o nuovi arrivati, Enotria: The Last Song offre un’esperienza adatta a tutti, rendendola un’avventura che merita assolutamente di essere vissuta almeno una volta.
7.5
Voto CGC
Recensione Enotria: The Last Song
Enotria: The Last Song è una gemma nel panorama dei Soulslike, capace di distinguersi grazie alla sua ambientazione unica e al design curato, ma che soffre di alcuni problemi e di una trama lineare.
La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.