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CGCReviews – Gal Guardians: Servants of the Dark

Fan service, ragazze demone e bagni in saliva di dragonesse pettorute.

Gal Guardians: Servants of the Dark

Gal Guardians: Servants of the Dark, il sequel del metroidvania sviluppato da Inti Creates e pubblicato da PQube, è disponibile dal 27 Marzo su PS5, PS4, Xbox Series, Xbox One, Switch e PC (Steam).

Gal Guardians: Servants of the Dark, sequel di Gal Guardians: Demon Purge uscito il 23 Febbraio 2023, vede protagoniste due mietitrici di demoni al servizio di Maxim, il signore dei demoni. A seguito di eventi che gli faranno perdere i suoi poteri, riducendolo a un teschio fluttuante, il compito di riportarlo alla piena potenza, incrementando anche i nostri poteri, sarà nostro. Gal Guardians: Servants of the Dark è giocabile sia in schermo condiviso che in solitaria ed è completamente compatibile con Remote Play di Steam.

Ma partiamo con ordine: impersoniamo Kirika e Masha, due personaggi intercambiabili con un semplice tocco di tasto. Hanno stili di combattimento distinti: Kirika combatte a distanza con mitragliette e fucile a pompa, mentre Masha usa una frusta e semi demoniaci per attacchi caricati devastanti, anche se numerati. Siamo le fedeli cameriere di Maxim, signore dei demoni. A causa del tradimento della prima maid, ora dobbiamo raccoglierne le ossa in giro per il mondo di gioco.

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Il gameplay è classico dei Metroidvania: il nostro movimento iniziale è molto limitato, rendendo difficile l’esplorazione e impossibile raggiungere determinate zone. Progredire in Gal Guardians: Servants of the Dark aumenterà le nostre capacità, permettendoci persino di effettuare quattro salti consecutivi e accedere a zone prima irraggiungibili. Diversamente da altri titoli del genere, dove ciò avviene uccidendo boss o trovando oggetti speciali, qui tutto è legato a Maxim.

Nel mondo di gioco, le sue ossa, ottenibili ovunque (da nemici, nei forzieri o dai mercanti), fungono da vera e propria barra esperienza. Portando le ossa al trono del signore dei demoni, aumenteremo il suo potere e, di conseguenza, il nostro livello, ottenendo abilità incredibili come la cura tramite il suo potere, salti multipli, dash aerei e molto altro, che lascio al piacere di scoprire.

Il gioco ha una lobby centrale, il castello del signore dei demoni. Inizialmente una distesa di morti, recuperando le anime dei servitori nascoste nella mappa sarà possibile risvegliare diversi NPC. Tra questi, un fabbro che fonderà le armi secondarie per potenziarle o spostarne le caratteristiche tra un’arma e l’altra, e Karon, una piccola e graziosa traghettatrice, punto di teletrasporto essenziale per esplorare meglio le zone già visitate. Sono presenti molti altri NPC, tutti estremamente simpatici e caratterizzati.

Tra le nostre abilità in crescita e il potenziamento costante di Maxim, riceviamo anche l’aiuto di armi secondarie equipaggiabili. La varietà è notevole: spade, coltelli, armi maledette, lance e molto altro. Alcune sono addirittura fondamentali per accedere ad alcune zone di gioco, come una lanterna per illuminare le aree buie e una lancia per frantumare i muri di roccia incrinati.

Ora, analizziamo in dettaglio la schermata di gioco di Gal Guardians: Servants of the Dark. In alto troviamo i punti vita e le informazioni del personaggio: Kirika ha munizioni per la sua arma, che dovrà ricaricare con il comando apposito se esaurite; Masha ha dei semi, reperibili nel mondo di gioco, da usare con parsimonia vista la potenza delle relative mosse.

Andando verso il basso, si troverà il teschio di Maxim (non disponibile da subito), che indicherà quando sarà disponibile per usare i suoi poteri curativi o per generare attacchi devastanti. Sempre lì di fianco ci sono le armi secondarie, alcune specifiche per personaggio e caratterizzate dal colore: rosa per Kirika, verde marino per Masha. Al centro ci sono i DP, punti necessari per usare le armi secondarie, il cui consumo varia in base alla potenza.

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Ora passiamo all’inventario: ogni oggetto (armi, pozioni e oggetti chiave) verrà depositato lì, ovviamente. Per usare le pozioni, dobbiamo aprire l’inventario e usarle manualmente. Tra gli oggetti, c’è un equipaggiamento per massimizzare i manufatti demoniaci, che ci forniranno potenziamenti passivi come danni, difesa o munizioni aggiuntive. Questi manufatti sono trovabili nel mondo di Gal Guardians: Servants of the Dark, nascosti in forzieri o mura illusorie o pareti distruttibili, oppure acquistabili dai mercanti in cambio di valuta di gioco.

La mappa di gioco è consultabile in due modi: con un tasto per una visione parziale (utile per orientarsi), oppure dal menu principale per una visualizzazione completa e dettagliata. È possibile aggiungere marcatori sulla mappa per segnalare, ad esempio, strade temporaneamente inaccessibili. Infatti, Gal Guardians: Servants of the Dark non indica percorsi precisi da seguire, dato che gli obiettivi sono multipli e conducono all’affrontare i signori delle regioni demoniache (i boss di zona).

Sulla mappa sono inoltre indicati forzieri con tesori, mini-boss, le ossa di Maxim e una zona per salvare la partita e bere il tè. Da queste aree è possibile tornare direttamente al castello. Attenzione però: essendoci multiple Karon sparse per il mondo di gioco, bisogna assicurarsi sempre di averla trovata in una data zona prima di andare via, altrimenti preparatevi a una lunga camminata dalla zona più vicina.

Passiamo ai boss: tutti molto interessanti, con personalità frizzanti o provocanti, come la Dragonessa o la Piccoletta del Deserto. Il loro pattern di attacco è preciso e intuibile, ma non manca la fantasia in alcuni attacchi che scoprirete giocando. È possibile morire facilmente, ma finché una delle due sorelle è in vita, può sempre rianimare l’altra. Non starò qui a dirvi tutto; lascerò a voi il piacere di conoscere queste figure che strapperanno parecchie risate. Nota di merito va alla traduzione in italiano, ottima per chi non mastica l’inglese e vuole godersi lo stile anime comedy fantasy di Gal Guardians: Servants of the Dark, che mi ha riportato alla mente molti anime visti in passato.

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La varietà dei nemici è abbastanza ampia: da scheletri ambulanti a teschi ragno con elmo, fino a fantasmi nei vasi impazziti. Tutti sono ben realizzati e in linea con lo stile del gioco. La pixel art è davvero ben fatta; il mondo di Gal Guardians: Servants of the Dark offre un’ottima complessità ambientale, e lo stile anime dei personaggi rende il tutto più godibile. Sono stato più volte catturato dai dialoghi degli NPC, che mescolano serietà a toni cupi e momenti puramente comici: da morte e sangue a piccole gag tra Kirika e Maxim, dove lei lo ama ma lui non lo capisce.

Non ci sono impostazioni di accessibilità, seppur sia possibile scegliere tra tre livelli di difficoltà. Inoltre, le canzoni sono perfette con lo stile e l’ambiente proposto. Cosa discutibile, Gal Guardians: Servants of the Dark è bloccato a risoluzioni standard (720p, 1080p, 4K, e inferiori) quindi se avete un monitor in 1440p, potrete scegliere solo le risoluzioni sopra citate. Positivamente, non ho trovato bug di nessuna natura nelle mie ore di gioco.

In conclusione, Gal Guardians: Servants of the Dark è un ottimo seguito del titolo precedente. Espande il mondo di gioco e il sistema di combattimento, offrendo la possibilità di alternare il controllo tra le due sorelle o di affidare una di esse a un amico. Questa caratteristica permette un’ottima coordinazione tra i personaggi, con vantaggi e svantaggi per entrambe, garantendo divertimento. Il tutto è condito da una comicità tipica degli anime giapponesi ed epiche battaglie contro i boss, che culminano in scenette divertenti e surreali. È un gioco che saprà intrattenervi per ore senza risultare pesante.


7.5

Voto CGC

Recensione Gal Guardians: Servants of the Dark

Gal Guardians: Servants of the Dark è un ottimo sequel che espande il mondo di gioco e il sistema di combattimento, con la novità delle doppie protagoniste e una comicità assicurata.

La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.

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Alessandro Zingariello

Nato nel 1996, coltivo la mia passione fin dai 4 anni. Ho cominciato a giocare con mio padre a Space Invaders su PlayStation e lì è nato il mio amore per i videogiochi.

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