KARMA: The Dark World, il nuovo gioco horror psicologico sviluppato da Pollard Studio e pubblicato da Wired Productions, è disponibile da oggi 27 Marzo su PS5 e PC (Steam), con una versione Xbox Series prevista per il 2025.
Devo ammetterlo, l’atmosfera horror di KARMA: The Dark World è una di quelle che riesce a catturare l’interesse del giocatore fin da subito. In un panorama videoludico dove il genere horror sembra spesso latitare, soprattutto in alcuni periodi della storia dei videogiochi moderna, è stato comunque affascinante avvicinarsi ad un prodotto che, a prima vista, risultava estremamente interessante e valido.
Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si è rapidamente dissipato, lasciando spazio a una sempre più crescente delusione man mano che avanzavo nella campagna del gioco. KARMA: The Dark World è caduto vittima di alcuni dei cliché più infami del genere horror, ma proprio al punto che definirlo parte di questo genere sembra più una forzatura che altro. Più che un’esperienza dell’orrore, si è rivelato solamente un’occasione mancata, un gioco più interessante per ciò che avrebbe potuto essere che per ciò che effettivamente è sulla carta.
Per evitare spoiler, essendo comunque un gioco narrativo, mi limiterò a delineare semplicemente i “contorni” della trama. Il giocatore veste i panni di Daniel McGovern, un agente del Thought Bureau, una divisione della Leviathan Corporation, ovvero un’entità onnipotente e onnipresente. Un semplice caso di furto si trasforma ben presto in un’indagine sinistra e inquietante, che porta Daniel a dubitare di ogni sua certezza sulla propria esistenza e persona.
Fin qui, l’idea di base di KARMA: The Dark World è intrigante (seppur molto semplice) e la narrazione, per la maggior parte del tempo, abbastanza coinvolgente. Il problema però risiede proprio nel modo in cui la storia viene raccontata. L’incipit, ad esempio, ci catapulta in una sorta di simulazione, con un personaggio (totalmente sconosciuto) completamente privo di memoria. Se devo essere sincero, l’espediente narrativo del protagonista afflitto da amnesia è ormai troppo datato e diventa immediatamente pesante e stancante, soprattutto in un thriller psicologico con pretese horror.
Inoltre, KARMA: The Dark World pecca di didascalia troppo eccessiva nella rappresentazione delle immagini e dei temi trattati, trasformandosi più in una sorta di “allegoria ambulante”. Già il nome della corporazione, “Leviatano”, suggerisce un’entità malvagia, ma la sua rappresentazione caricaturale e palese annulla qualsiasi sfumatura o potenziale fascino che potrebbe girarci intorno. Un esempio è un cartello nel Thought Bureau che indica i vari dipartimenti: Dipartimento di Propaganda, Ufficio di Rieducazione e, ovviamente, Dipartimento di Revisionismo Storico. Insomma, nulla che lascia niente al caso e alla scoperta del giocatore.
Soprattutto quando si trattano questi generi, è di norma più piacevole (seppur sempre molto standard e scontato) rappresentare la società come un’entità positiva, o magari spietata ma in fondo benefica per l’umanità, per poi rivelare gradualmente la sua vera natura nel corso della storia. Questo approccio avrebbe eliminato la necessità dell’amnesia come pessimo espediente narrativo e avrebbe reso la rivelazione sicuramente più efficace di quanto non lo sia.
Questo stesso problema si ripresenta nelle sezioni più “esoteriche” del gioco. Che si tratti di vagare per la Red Room, che cita palesemente Twin Peaks, o di attraversare gli orrori di un ufficio ordinario, questi momenti potrebbero essere incredibilmente potenti se non si trascinassero eccessivamente e non martellassero il giocatore con il loro simbolismo forzato. In alcune sezioni di KARMA: The Dark World, l’unica cosa che viene alla mente durante il gioco è “lasciami andare avanti, per l’amor del cielo!”.
Un altro elemento fin troppo utilizzato e che risulta ormai solamente fastidioso, sono le sequenza di inseguimento lineari all’interno dei giochi horror di questo tipo. Sono diventate un cliché fin troppo abusato e totalmente inefficace oramai. Non aggiungono nulla all’esperienza, se non estrema frustrazione e noia. Questo è particolarmente vero quando si inseriscono a sorpresa blocchi nel percorso, che costringono il giocatore a ricominciare l’inseguimento dall’inizio se non si presta attenzione. Un gioco che cerca di influenzare il giocatore a un livello più profondo non ha assolutamente bisogno di sequenze di inseguimento forzato per creare tensione.
È davvero un peccato, poiché KARMA: The Dark World, nel tentativo di essere un valido thriller psicologico, finisce per assomigliare a un simulatore di camminata piuttosto standard. Il gioco ha una base solida che avrebbe potuto renderlo un’esperienza davvero interessante, questo è sicuro. Gli enigmi ci sono, ma non si può definire tale una domanda seguita da un corridoio totalmente lineare verso la risposta. Il giocatore deve sempre essere coinvolto attivamente nella scoperta dei segreti, invece di essere semplicemente guidato attraverso il mondo.
Dal punto di vista visivo, KARMA: The Dark World è indubbiamente di alta qualità. Gli ambienti sono resi magnificamente e ricchi di dettagli, e l’uso del colore e dell’illuminazione è incredibilmente suggestivo. Sebbene alcuni elementi siano un po’ troppo ovvi, c’è molto da apprezzare nella presentazione di alcune idee più concettuali. Alcuni elementi trasmettono bene un senso di disagio esoterico che, se fosse stato un po’ più sottile, sarebbe stato ancora più forte ed efficace.
Anche il comparto audio è ben curato, con un solido mix di atmosfera, musica tesa e cupa e un doppiaggio discreto che contribuisce a definire il tono del mondo. Tuttavia, KARMA: The Dark World commette lo stesso errore di diversi altri prodotti simili, sovrapponendo i dialoghi dei personaggi in un modo che, pur volendo sembrare naturalistico, finisce per suonare come un mixaggio scadente.
In conclusione, KARMA: The Dark World è un thriller psicologico che, nonostante racconti una storia interessante, cade troppo facilmente in cliché e forzature che annichiliscono l’esperienza finale. Ha tutti gli elementi per un’esperienza davvero notevole, ma non si è mai concretizzato in qualcosa di veramente valido. Ci sono delle basi che rimangono solamente tali, e purtroppo ciò non fa altro che trasformare il gioco in una misera avventura oscura poco più che sufficiente.
6.5
Voto CGC
Recensione KARMA: The Dark World
KARMA: The Dark World è un thriller psicologico che, nonostante racconti una storia interessante, cade troppo facilmente in cliché e forzature che annichiliscono l’esperienza finale.
La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.