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CGCReviews – Phantom Brave: The Lost Hero

Un sequel e un ritorno inaspettato.

Phantom Brave: The Lost Hero

Phantom Brave: The Lost Hero, il sequel della tanto attesa serie sviluppata da Nippon Ichi Software e pubblicata da NIS America e Reef Entertainment, sarà disponibile dal 30 Gennaio su PS5, PS4 e Switch. È prevista anche una versione PC (Steam) per la Primavera 2025.

Phantom Brave: The Lost Hero segna un ritorno davvero inaspettato per la serie di Nippon Ichi Software, in un genere che ha reso la compagnia un’icona tra gli appassionati dei JRPG strategici. Dopo un’attesa durata ben vent’anni, la serie Phantom Brave torna con un titolo che riesce a rievocare tutto il fascino dell’originale, introducendo al tempo stesso nuove meccaniche che lo rendono fresco e coinvolgente, oltre che a elementi che lo rendono un titolo più moderno sotto ogni punto di vista. Sebbene non sia privo di difetti, questo sequel è un degno successore che riesce a bilanciare strategia, narrativa e personalizzazione.

Facendo una breve infarinatura, la storia di Phantom Brave: The Lost Hero riprende le avventure di Marona, una ragazza con la straordinaria capacità di interagire con i fantasmi, i Phantom, e di legarli a oggetti fisici per dar loro una forma tangibile. Dopo gli eventi del primo gioco, Marona non è più vista come un’emarginata, ma è universalmente amata e rispettata per i suoi sforzi nel salvare il mondo. Tuttavia, la pace non è destinata a durare molto a lungo, come ci si può ben facilmente immaginare.

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Durante una delle sue missioni, Marona e il suo fedele alleato Ash si scontrano con una misteriosa flotta di navi fantasma chiamata Shipwreck Fleet, guidata da un enigmatico comandante mascherato. Ash si sacrifica per salvare Marona, che si ritrova così naufraga su un’isola abitata da Apricot, una giovane pirata fantasma alla ricerca del padre scomparso, Argento, capitano degli Argento Pirates. Insieme, le due formano una squadra per ricostruire la leggendaria ciurma di pirati, affrontare la Shipwreck Fleet e salvare i loro cari.

La narrativa di Phantom Brave: The Lost Hero si muove sui binari classici del genere JRPG: un’avventura inizialmente lineare che si complica ed espande con colpi di scena e rivelazioni nella seconda metà dell’avventura. Sebbene la storia non brilli sicuramente per originalità e molte svolte siano abbastanza prevedibili, rimane comunque una piacevole e leggera avventura da affrontare.

Ciò che eleva la trama di Phantom Brave: The Lost Hero è decisamente il cast di personaggi. A differenza del primo capitolo, dove solo Marona e Ash avevano un ruolo significativo in squadra, questo sequel introduce un gruppo più ampio di personaggi tutti unici, ciascuno con la propria personalità e il proprio arco narrativo. Apricot spicca come un’adorabile protagonista secondaria, mentre personaggi come Rouen e Mayfair aggiungono profondità e dinamismo al party. Nonostante alcuni dialoghi risultino un po’ piatti o semplicemente superflui, l’alchimia tra i personaggi contribuisce a mantenere viva l’attenzione per tutta la durata del titolo.

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Uno degli aspetti più evidenti di Phantom Brave: The Lost Hero in questo sequel è il passaggio dalla pixel art dell’originale a modelli e ambientazioni completamente in 3D. Sebbene i personaggi siano ben realizzati e mantengano il fascino stilistico tipico di Nippon Ichi Software (che per chi non lo conoscesse, si tratta di uno stile simil-chibi), le animazioni risultano invece un po’ rigide e talvolta poco fluide, soprattutto durante le sequenze di attacco speciale. Anche la gestione della telecamera lascia sicuramente a desiderare, rendendo difficile seguire l’azione nelle fasi più concitate dei combattimenti.

Dal punto di vista delle ambientazioni, Phantom Brave: The Lost Hero presenta una buona varietà di isole, rovine e campi di battaglia, ma il riciclo di asset diventa evidente soprattutto nella seconda metà del gioco, con mappe e boss già visti che tornano in scena più volte durante l’avventura. Nonostante ciò, il design visivo conserva l’atmosfera colorata e fantasiosa che caratterizza la serie, il che è comunque un bene.

La colonna sonora del titolo è discreta, con alcuni brani vocali particolarmente ispirati che spiccano tra i temi di sottofondo. Non avendo mai giocato al precedente capitolo, non posso darvi un metro di paragone preciso, ma basandomi sulle attuali voci inglesi e giapponesi, entrambe hanno ritorni dei vecchi doppiatori per determinati personaggi (tra cui anche Marona stessa), e in entrambe le versioni la qualità risulta abbastanza altalenante durante la durata del gioco. Ci sono alti e ci sono bassi, ma mediamente ci si trova nel mezzo, il che significa una qualità generale solamente mediocre e nulla di più.

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Dove Phantom Brave: The Lost Hero eccelle davvero, però, è nel gameplay, che conserva le meccaniche uniche del predecessore aggiungendo nuove opzioni per arricchire l’esperienza. Il sistema di base ruota attorno alla capacità di Marona di confinare i Phantom in oggetti presenti sul campo di battaglia, dando loro forma fisica per combattere. Ogni oggetto conferisce bonus e malus unici, influenzando statistiche e abilità del Phantom. Ad esempio, confinare un Phantom a un’ancora potrebbe aumentare la sua difesa, mentre un fiore potrebbe migliorarne la velocità.

La strategia non si limita alla scelta degli oggetti, ma si estende anche alla gestione del tempo. Ogni Phantom ha un limite di turni in cui può rimanere attivo; una volta esaurito, scompare dal campo di battaglia fino alla prossima mappa. Questa dinamica aggiunge un livello di pianificazione al combattimento, costringendo i giocatori a bilanciare l’uso dei Phantom disponibili con la necessità di proteggere Marona, l’unica unità permanente sul campo. Può sembrare complicato da gestire inizialmente, ma posso assicurarvi che bastano giusto un paio di scontri per prenderci la mano.

Le principali novità introdotte in questo sequel sono le meccaniche di Confire e Confriend: Confire permette di confinare i Phantom in oggetti come cannoni, catapulte e ventagli giganti, aggiungendo una nuova dimensione tattica. Questi strumenti possono infliggere danni ad area, spostare unità o persino distruggere ostacoli, offrendo numerose possibilità strategiche. Confriend, invece, consente a Marona di fondersi con un Phantom per potenziarsi temporaneamente. Questa fusione aumenta le statistiche di Marona, concede nuove abilità e permette di agire per più turni consecutivi. Sebbene questa meccanica possa risultare eccessivamente potente, soprattutto contro i boss del gioco, è un’aggiunta divertente che premia i giocatori più creativi e a cui piace sperimentare.

Come da tradizione Nippon Ichi Software, Phantom Brave: The Lost Hero offre anche una moltitudine di sistemi interconnessi per la personalizzazione e la progressione dei personaggi. Tra i più interessanti troviamo sicuramente Reincarnation e Awakening, che permettono di migliorare le statistiche dei Phantom anche dopo aver raggiunto il livello massimo. Troviamo anche Dungeon Generation, che genera dungeon casuali con difficoltà e ricompense variabili in base al titolo assegnato, e Juice Bar, un sistema per accumulare e distribuire esperienza ai Phantom, utile per bilanciare il livello del team. Questi sistemi, uniti alla possibilità di fondere armi, completare richieste opzionali e partecipare a missioni di salvataggio, rendono il gameplay incredibilmente vario e gratificante in ogni momento.

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Nonostante le numerose opzioni a disposizione, il gioco riesce a mantenere un livello di sfida ben bilanciato, con una difficoltà che aumenta gradualmente e mai troppo di botto. Per i veterani del genere, il post-game offre ulteriori sfide da poter intraprendere, cameo di personaggi storici e la possibilità di raggiungere livelli stratosferici, tutte cose tipiche dei giochi di Nippon Ichi Software. Insomma, il contenuto non manca sicuramente e ce n’è per tutti i gusti.

Comunque, nonostante i suoi punti di forza, Phantom Brave: The Lost Hero non è privo di difetti. La trama, pur piacevole, è prevedibile e priva di vere sorprese. Il sistema di controllo potrebbe decisamente beneficiare di miglioramenti, come l’aggiunta di opzioni per accelerare le animazioni degli attacchi. E come non citare la sgradevolissima telecamera, che ha un immenso bisogno di un rework. Inoltre, parlando della versione PS5 riguardo alle performance, è disponibile una modalità a 60FPS e una a 30FPS… ma per un titolo la cui qualità grafica è quella che è, non dovrebbe nemmeno esistere un blocco a 30FPS, anche girando nativamente in 4K.

Per concludere, Phantom Brave: The Lost Hero è un ritorno convincente per una serie amata, capace di combinare meccaniche innovative e una narrazione leggera ma affascinante. Nonostante alcuni difetti tecnici e narrativi, il gioco riesce comunque a offrire un’esperienza strategica profonda e soddisfacente, arricchita da un cast memorabile e una varietà di opzioni per la personalizzazione. Se siete fan di Nippon Ichi Software o semplicemente cercate un JRPG strategico un pizzico diverso dal solito, Phantom Brave: The Lost Hero merita sicuramente la vostra attenzione.


8

Voto CGC

Recensione Phantom Brave: The Lost Hero

Phantom Brave: The Lost Hero è un ritorno convincente per una serie amata, capace di combinare meccaniche innovative e una narrazione leggera ma affascinante.

La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.

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Davide Fanelli

Nato nel 1996 ho iniziato a giocare già dalla tenera età di 2 anni con un GameBoy e Tetris. Alla vista della PlayStation cominciò a nascere la mia passione per i videogiochi che permane ancora tutt'ora.

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