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CGCReviews: The Last Case of Benedict Fox

Il giallo del Metroidvania di Lovecraft

The Last Case of Benedict Fox

The Last Case of Benedict Fox, sviluppato da Plot Twist e pubblicato da Rogue Games, è ora disponibile su Xbox Series e PC (Steam).

La nuova iterazione lovecraftiana, targata Plot Twist, ci da conferma come la corrente letteraria dello scrittore H.P Lovecraft, incontrandosi con diversi media moderni, sia ormai entrata anche nell’immaginario collettivo riuscendo a diventare sostanzialmente un fenomeno pop-culturale contemporaneo. Proprio gli stilemi narrativi caratterizzanti del genere, anarchici e antologici, permettono facili adattamenti tra fumetti, cinema, animazione e, ovviamente, videogiochi, in grado di catturare schiere di fan su scale cross-generazionali, sempre in attesa di scoprire una nuova storia da questo mondo tenebroso.

The Last Case of Benedict Fox si presentò con un trailer d’annuncio impattante visivamente e lasciando intendere scorci da action platform per uno dei giochi Indie più promettenti di questo 2023. Oggi, a prodotto completo, possiamo dire che è più di questo, e… più complesso di quel che ci si poteva aspettare.

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QUANDO LA FORMA VUOLE PIÙ DELLA SOSTANZA

Prima di tutto il resto, The Last Case of Benedict Fox colpisce lasciando il segno per la sua firma artistica di stampo Lovecraft. Per chi non lo sapesse, lo stile lovecraftiano si contraddistingue da storie narrate sempre al confine tra allucinazione e realtà. Il racconto porta a domandarsi cosa stia succedendo per davvero, perché le situazioni sfuggono spesso alla logica tradizionale e non è neanche detto trovino una chiusura soddisfacente nei finali. È un genere che segue un po’ la regola del “prendere o lasciare“.

L’horror è l’elemento più frequente con cui riescono a sposarsi meglio queste storie: entità non ben definite a metà tra mostruosità aliene e creature demoniache, sono gli artefici di tormenti da parte dei protagonisti. Cthulhu, in tal senso, è uno dei più rappresentativi dato che compare in numerose opere, scolpendo per bene nell’immaginario collettivo la sua forma titanica tentacolare. In The Last Case of Benedict Fox troviamo un ambiente in cui i colori si mischiano tra loro dando quasi l’impressione di stare in un grande dipinto in cui le tonalità vengono spinte verso la saturazione.

Anche se siamo in una Boston del 1925, gli arredamenti e le tecnologie non sono del tutto storicamente accurate, ma sembrano appartenere a un passato leggermente alternativo e fantascientifico più orientato al Noir anni Cinquanta, seppur in compresenza delle fantasiose mostruosità del genere. Questa messa in scena è capace di prendersi quasi tutto dall’esperienza di gioco, a momenti anche la stessa trama di gioco! Proprio quest’ultima si avvia bruscamente e senza troppe spiegazioni, in puro stile Lovecraft. Siamo messi a conoscenza di un detective, di nome appunto Benedict, impegnato nel condurre delle indagini che riguardano l’assassinio di suo padre, la sua seconda moglie… e forse altro.

Già una delle prime stranezze ci arriva per la presenza dell’inseparabile entità simbiotica chiamata, ironia della sorte, proprio Companion! Questa, oltre ad aiutare Benedict nei combattimenti in modo non troppo dissimile dall’anti-eroe fumettistico Venom, si ritaglia i suoi momenti negli scambi verbali del protagonista, dando la sua opinione, o facendo grottesche ironie. Accettando entrambi i personaggi come un unico protagonista, avremo modo di entrare nelle coscienze dei morti per andare in profondità nella risoluzione del caso, e contemporaneamente esploreremo aree davvero suggestive.

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METROIDVANIA o PUZZLE?

Forse questa risposta sfugge un po’ dalla sola visualizzazione dei trailer, ma The Last Case of Benedict Fox è ufficialmente un Metroidvania. Io la penso diversamente. Penso che The Last Case of Benedict Fox sia principalmente un Puzzle-Game che si serve del genere Metroidvania come scheletro di base, nient’altro. Le bellissime aree, come dicevamo in precedenza, spiccano per carattere estetico, ma sono esplorabili col contagocce purtroppo e risultano poco stimolanti per la poca chiarezza e confusione della direzione data dagli obiettivi.

È necessario trascorrere pochi minuti di gioco per rendersi conto come gli enigmi vincolino velocemente qualsiasi tipo di libertà esplorativa, facendo realizzare al giocatore di esserci ben poche possibilità di proseguire se non si trova un particolare oggetto funzionale alla risoluzione dei puzzle. Di conseguenza, le aree risultano scarsamente interattive, con pochi oggetti di scena e, forse ancor peggio, quasi deserte da nemici. Proprio quest’ultimi potrebbero (e dovrebbero) trarre ispirazione dalle peggiori aberrazioni da incubo e, invece, risultano con fattezze che sanno di già visto e, per di più, da contesti più “leggeri” rispetto alle atmosfere Lovecraftiane.

Discorso simile per quanto riguarda i boss, potenzialmente interessanti alla loro scoperta, ma per sfortuna sono impostati con pattern di bassa qualità o dipendenti da sistemi di fughe scriptate. Anche effetti sonori e musiche di accompagnamento sembrano elementi mancanti che penalizzano una messa in scena promettente, ma che finisce nel scivolare proprio nei ritocchi più importanti. I momenti rompicapo, che occuperanno più dei 2/3 del tempo di gioco, li ho trovati ben pensati, soddisfacenti da portare a termine, ma non per tutti.

Decisamente qualcosa fuori dagli schemi dal gaming moderno e senza preoccuparsi di accompagnare il giocatore in maniera graduale, è facile trovarsi spiazzati e scoraggiati già dalle prime fasi, proprio per il senso di spaesamento nella mappa e i dubbi nella persecuzione degli obiettivi. The Last Case of Benedict Fox mi ha un po’ rimandato a quel tipo di gaming d’un tempo, fine a se stesso nelle regole d’utilizzo ma che finiva negli anni con l’essere apprezzato proprio per la sua spontanea ermeticità. Ecco, in questo The Last Case of Benedict Fox lo può dire dichiaratamente: non accetta giocatori con poca pazienza nel ragionamento degli enigmi.

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COMBAT SYSTEM E MOVIMENTO

Quel che segue a tal riguardo è un mix tra combattimento e platform. Gli snodi, che principalmente riguardano la crescita del personaggio, avvengono dentro la villa di famiglia dove, al suo interno, troviamo alcuni NPC incaricati alla vendita di oggetti oppure allo sblocco di abilità di Benedict e Companion. Benedict inizia equipaggiato con un coltello e una pistola a colpo singolo, ricaricabile tramite energia accumulata dalle ferite inferte ai nemici.

Interessante è lo scudo generato da Companion che funge ovviamente da protezione e, oltretutto, se eseguito col giusto tempismo, è possibile sferrare un parry; inoltre, sempre la materia nera è in grado di modellarsi in diversi modi, permettendo di usare i tentacoli per mosse più avanzate oppure nell’aiutare il personaggio a compiere salti migliori grazie al supporto del tentacolo… un po’ nello stile del Doctor Octopus.

Purtroppo, il comparto action non scorre benissimo a causa di controlli un po’ inusuali, specialmente per quanto riguarda l’animazione del salto che risulta poco accurata, ma gli sviluppatori pare abbiano preso atto di ciò e stanno già lavorando a una soluzione. Tutto questo impianto non trova una sua dimensione quadrata nell’applicazione durante i combattimenti, poiché questi appaiono sbrigativi, come fossero a uno stato ancora in sviluppo, lasciando il giocatore assetato di una componente comunque importante per un teorico Metroidvania.

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CONCLUSIONI LOVECRAFTIANE

A discapito dei molteplici problemi evidenziati nei paragrafi precedenti, ci sono alcune idee interessanti in The Last Case of Benedict Fox, specialmente nel coraggio di ridare valore a quella componente puzzle hardcore un po’ assente nel gaming moderno, confezionando il tutto nell’estetica sempre intrigante di Lovecraft. Per altri versi, invece, questo “Metroidvania”, non riuscendo a gestire bene le sue “personalità”, appare come un prodotto sbilanciato che non sembra avere un’esecuzione che gli abbia permesso di arrivare fino in fondo a dove avrebbe voluto, e se le cose non dovessero migliorare, forse l’ultimo caso di Benedict potrebbe non lasciare molti rimpianti.


6

Voto CGC

Recensione The Last Case of Benedict Fox

A discapito di molteplici problemi, ci sono alcune idee interessanti in The Last Case of Benedict Fox, ma che non trovano una vera identità definita rendendosi sbilanciato e blando.

*Si ringrazia Rogue Games per il codice PC fornito

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Alessandro Da Campo

Recensore di CrazyGameCommunity.it.

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