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CGCReviews: Street Fighter 6

Combattere è un arte.

Street Fighter 6

Street Fighter 6, il nuovo capitolo sviluppato e pubblicato da Capcom, è ora disponibile ufficialmente per tutti su PS5, PS4, Xbox Series e PC (Steam).

L’anno 2023 sarà un anno da ricordare per gli amanti dei picchiaduro perché questo ha l’onere di riunire per la prima volta tre delle saghe più iconiche e amate del genere: Street Fighter, Tekken e Mortal Kombat. Il primo di questo tridente delle meraviglie, Street Fighter 6, con già 1 milione di copie vendute a una settimana dall’uscita, fa staccare il traguardo delle 50 milioni di copie vendute complessivamente della serie, confermando il successo del brand e la sua ancora attuale appetibilità.

Con un lancio inizialmente più traballante, Street Fighter V alla fine era riuscito a dimostrarsi un successo commerciale nonostante la ricezione un po’ tiepida del pubblico. Di conseguenza, Capcom deve aver tenuto a cuore le lezioni apprese durante il ciclo di vita di SF5 per confezionare un gioco decisamente più completo e di ampia portata.

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L’INCANTO DELLA BATTAGLIA

Come precedentemente anticipavo, Street Fighter 6 fa il suo ingresso quest’anno insieme a due sfidanti dei pesi massimi, quali Mortal Kombat 1 e Tekken 8, dando vita quasi spontaneamente a nuova epoca d’oro per il genere che ci auguriamo possa godere di un potenziale all’altezza di questi tre grandi classici. Street Fighter 6 si presenta con una realizzazione produttiva sempre di ottimo livello, in linea con gli standard con cui eravamo abituati già da SF4 e SF5 e, quindi, non ancora qualcosa di etichettabile come “next gen“, ma che comunque sa giocarsi le sue carte confermando la colorata spettacolarità della serie in perfetta sinergia con un comparto tecnico straordinario.

Quindi un titolo che sceglie di non confrontarsi in termini prestazionali, come probabilmente Tekken 8 e Mortal Kombat 1 faranno, ma che sceglie di puntare direttamente al cuore delle persone attraverso la fedeltà con la propria identità di picchiaduro arcade, cercando al contempo di aprirsi quanto più possibile a una forbice d’utenza mai così ampia come in questo momento. Proprio come una tipologia di combattente, Street Fighter 6 è quello che sceglie di affrontare la sfida usando testa e la tecnica per uscirne vincitore. Questo lo possiamo già notare a partire dai semplici combattimenti che mostrano una messa in scena virtuosa a seconda dei momenti, come ad esempio l’utilizzo della telecamera che cambia inquadratura a seconda dei colpi oppure il saper giocare con i colori come contorno visivo a determinati mosse.

Una moltitudine di dettagli che ci si perde nell’elencarli, ma che sono stati sapientemente messi lì per mettere in risalto ed enfatizzare l’esperienza di gioco. Un sesto capitolo in grado di catturarti già in partenza, ma anche di parlarti tramite il suo lato artistico che diventa parte integrante e caratterizzante del contesto di gioco. L’obiettivo è quello di intercettare il vostro stile che, grazie ad un rooster di lottatori tutti sopra le righe e con caratterizzazioni caricate all’eccesso, non faticheranno a trovare il vostro gusto.

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LOTTA INTERIORE TRA CLASSICO E MODERNO

Capcom deve aver valutato bene che il numero “6” nella titolazione potrebbe tener lontane persone ormai troppo intimorite da una serie così longeva e compatta, ma quello che vuol farti capire sin da subito Street Fighter 6 è che non è mai troppo tardi per allenarsi. Uno dei punti cruciali di questo capitolo è l’implementazione di un layout di comandi alternativo a quello “classico”, chiamato per l’appunto “moderno”. Lo schema moderno ha come finalità quello di rendere più immediato, e di facile approccio, il gameplay. Con quattro imput a disposizione è più facile perciò trovare una corrispondenza guidata nel “frullare” i tasti sul controller piuttosto che rimanere infervorati e abbandonare il tutto.

Questo schema, comunque, reputo non sia soltanto utile a chi si sente svantaggiato in questo genere di giochi, ma anche per chi, come me ad esempio, cerca un approccio più spensierato e divertente alla sfida. Un sistema onesto perciò per quanto riguarda un utenza più “leggera”, ma comunque senza nascondere che per accedere a livelli di padronanza più elitari, sia necessario passare al sistema di controlli classico: decisamente più articolato, completo e personalizzabile nella gestione delle combo. La contrapposizione classico/moderno rende Street Fighter 6 in equilibrio tra casual e moderno, dove ogni giocatore può trovare il suo spazio di gioco più congeniale a seconda delle sue esigenze, dando modo di godere dei tipici scontri della serie, anche a livelli più bassi.

Quanto al combat system, questo è in grado regalare scontri semplicemente magnifici. Sono combattimenti molto variegati in base allo stile dei personaggi (il che fa sentire una sostanziale differenza nel provarli tutti) e la versatilità del comparto tecnico-strategico. Le mosse e i colpi possono essere valorizzati dai colori che, a seconda di come vengono applicati, generano soluzioni più creative e, soprattutto, efficienti anche nella ripetizione degli schemi delle combo. La fisicità dei combattimenti viene esaltata ancor di più da dettagli di contorno come sudore, smorfie o ferite, che però enfatizzano l’attrito tra i personaggi e la fatica che questi provano nell’eseguire movimenti degni di un supereroe ma, per l’appunto, il giusto sforzo che sarebbe richiesto nel compierli.

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QUESTO È IL BATTLE HUB

Esplorando l’enciclopedico menù di Street Fighter 6, ci si rende conto rapidamente come quanto il titolo voglia essere il più esplicativo ed esaustivo possibile in ogni suo aspetto, rischiando quasi di finire sul didascalico mi verrebbe da dire. Già attraverso la creazione di un personaggio avatar personalizzabile con un buon editor, ci viene presentata un’intera porzione di gioco strutturata a questo proposito: il Battle Hub.

Si tratta di un’area dedicata all’incontro e all’interazione con altri giocatori online nella quale, similarmente a un MMO, è possibile confrontarsi in diverse situazioni. Partendo ovviamente dai tipici scontri, si può anche anche vertere su sfide-mini giochi che prevedono regole specifiche, anche stravaganti. Si possono osservare delle partite di altri giocatori, partecipare a piccole lobby, chattare, aggiungere profili e richiedere di far parte di gruppi community.

Insomma, anche con questa novità Capcom dimostra la volontà di portare Street Fighter oltre i suoi confini da picchiaduro nudo e crudo, cercando di creare un titolo più social e al passo coi tempi. Un’iniziativa mossa sicuramente da buoni intenti, ma se devo trovare un difetto, questo consisterebbe nella gestione dell’interfaccia: decisamente troppo abbondante e di difficile navigazione nel passaggio da un’informazione all’altra.

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UNA STREET STORY

Potrebbe sorprendere qualcuno la quantità di contenuti presenti in Street Fighter 6 ma, come se non bastasse, Capcom ha lavorato anche per aggiungere una modalità storia al gioco, chiamata “World Tour!”. Sfruttando la possibilità di avere un avatar, è possibile conoscere il mondo di Street Fighter in un modo inedito per la saga. In maniera non troppo dissimile da un titolo della serie Yakuza, saremo calati in una piccola cittadina, impostata e realizzata semplicisticamente, per vivere un esperienza un po’ più open e dandoci la possibilità di allenarci, sviluppando anche un piccolo albero delle abilità che dona al gioco una vena quasi “ruolistica”; sbloccare contenuti per lo più estetici o extra di gioco e anche conoscere dettagli di storia che riguardano i vari maestri che ci affiancheranno nel corso dell’avventura.

La progressione avanza con l’esplorazione che piuttosto dinamicamente mantiene alta la successione degli eventi che coinvolgono il giocatore tra missioni primarie, secondarie, mini-giochi e lotte in strada, sempre in relazione all’ambiente circostante.

L’introduzione di una modalità Storia per Street Fighter dimostra di essere un’idea che vuole essere di supporto al comparto per giocatore singolo, apparentemente nella direzione Mortal Kombat, che ormai sappiamo essere sempre più vicino da diversi anni ad un’impostazione più cinematografica. Street Fighter 6 inaugura questo suo primo tentativo nell’avere una Story Mode in maniera decisamente più timida e un po’ ingenua, ma comunque capace di irrobustire il titolo dalla classica sola Modalità Arcade per ogni personaggio canonico della saga.

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UN’ALTRO CENTRO PER CAPCOM!

Street Fighter 6 riesce in primis a vincere la sfida più grande contro se stesso, che è quella di riuscire ancora a rendersi fresco e divertente, pur avendo sulle spalle il confronto con cinque precedenti capitoli di assoluta importanza, e una concorrenza che, non dimentichiamo, è sempre pronta al sorpasso. Questo, più di tutti, è quello addetto a far conoscere il suo DNA a una platea quanto più ampia possibile: che siate vecchia o nuova utenza, Street Fighter 6 cerca di farvi sentire a casa vostra attraverso innovazione e tradizione.

Sono sicuro che, nonostante la presenza di altri grandi titoli non soltanto picchiaduro, Street Fighter 6 sarà destinato a rimanere vivo tra quelli più giocati, anche grazie a un supporto sempre puntuale di Capcom nell’aggiungere contenuti stimolanti (il Season Pass aspetta ancora di essere avviato) e bilanciamenti ascoltati dalla community. Un merito che non va accettato solo per l’impegno a livello contenutistico con cui si è destreggiato tanto, ma anche solo per l’anima racchiusa nei “semplici” combattimenti che valgono il prezzo del biglietto.


9.2

Voto CGC

Recensione Street Fighter 6

Street Fighter 6 riesce in primis a vincere la sfida più grande contro se stesso, offrendo un titolo che riesce a far conoscere il suo DNA, meglio che mai prima, al pubblico più ampio possibile.

*Si ringraziano PLAION e Capcom per il codice PC fornito

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Alessandro Da Campo

Recensore di CrazyGameCommunity.it.

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