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CGCReviews – Brothers: A Tale of Two Sons Remake

Il leggendario indie ritorna... con una grafica tutta nuova.

Brothers: A Tale of Two Sons Remake

Brothers: A Tale of Two Sons Remake, sviluppato da Avantgarden Games e pubblicato da 505 Games, è ora disponibile su PS5, Xbox Series e PC (Steam / EGS).

Comincio con il dire che ho adorato l’originale Brothers: A Tale of Two Sons quando fu rilasciato nel 2013. Era un periodo nel quale titoli di questa tipologia non erano molto sotto i riflettori, e in un momento del gaming nel quale gli indie si stavano insinuando sempre più prepotentemente nell’apice dei videogiochi, questa piccola perla è stata sicuramente una novità gradita. Brothers: A Tale of Two Sons Remake prende proprio quella stessa esperienza, dandoli una veste grafica tutta nuova e più moderna, per rendersi più giocabile anche a coloro che dicono “se non ha grafica, è un gioco brutto a prescindere.

Brothers: A Tale of Two Sons Remake è un titolo co-op a giocatore singolo (si, avete letto bene, e no, non è un errore), che vede il regista e sceneggiatore Josef Fares lasciare l’industria cinematografica in Svezia, per abbracciare il mondo dei videogames. Lo sviluppatore italiano, originariamente chiamato Ovosonico e ora Avantgarden Games, ha voluto riprendere quel titolo che fece molto parlare di se e trasporlo su Console moderne e PC. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un titolo similare a A Way Out e It Takes Two, seppur ci sarebbe da dire che questi due titoli hanno preso da Brothers: A Tale of Two Sons e non viceversa.

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In Brothers: A Tale of Two Sons Remake impersoniamo i due fratelli Naia e Naiee, i figli maggiore e minore di una coppia la cui parola fortuna non esiste. Troviamo Naiee piangere la defunta madre vicino alla sua lapide su una scogliera, per poi venir catapultati in un flashback nel quale il piccolo Naiee vede impotente sua madre annegare. E se pensate che il padre se la passi tanto meglio, così non è, visto che è afflitto da una misteriosa malattia che se lo sta divorando lentamente. Proprio la ricerca su questa malattia mette in atto gli eventi del gioco, dato che un guaritore rivela ai due fratelli che esiste un albero magico che potrebbe curare il padre.

Tutta la narrativa di Brothers: A Tale of Two Sons Remake è raccontata visivamente e attraverso le meccaniche del gioco, visto che i personaggi parlano in una lingua inventata e da noi non capibile. Questo è un aspetto che non mi emozionò particolarmente già nella release originale, e ancora oggi fatica ad andarmi del tutto giù. La storia dovrebbe risultare pesantemente emotiva, ma invece non fa altro che far sembrare le loro conversazioni quasi ridicole.

Altre interazioni non verbali sono invece sicuramente migliori, soprattutto con gli altri NPC che incontrano sul loro percorso. Il fratello maggiore Naia è quello più attento e pacato, mentre Naiee talvolta parte per la tangente, seppur queste azioni delle volte fanno ridere e sorridere le altre persone. La caratterizzazione si basa molto sull’azione dei due.

La meccanica che anche ai tempi stupì, invece, non è tanto l’avere due protagonisti all’attivo (ricordo che Grand Theft Auto V uscì nello stesso anno), ma più il fatto di dover controllare Naia e Naiee contemporaneamente. Naia sulla levetta sinistra e Naiee su quella destra. Non c’è bisogno che vi dica che serve prenderci la mano, dove nelle prime ore di gioco risulterà un po’ scomodo e macchinoso, ma una volta presa la mano tutto sarà più agile.

La progressione di questa meccanica è graduale, facendoci inizialmente eseguire azioni sincronizzate sullo stesso oggetto, per poi farceli guidare uno alla volta, fino al doverli usare entrambi in situazioni disperate, tipo lo scontro con un boss. Proprio in questi momenti si vedrà se abbiamo padroneggiato il doppio controllo o meno per non renderlo opprimente.

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Brothers: A Tale of Two Sons Remake ha un modo molto particolare di far progredire i propri sistemi e meccanismi; mi spiego meglio. Ci viene presentata una meccanica, ci viene fatta usare molto fino quasi a risultare noiosa, per poi presentarne una totalmente nuova e rendere il tutto di nuovo fresco. Proprio questo è il fulcro del suo gameplay co-op a doppia levetta. Per tutta l’avventura è davvero difficile che troveremo un singolo momento nel quale ci saremo stufati di una meccanica.

Comunque, a parte l’iniziale difficoltà di controllo dei due ragazzi, Brothers: A Tale of Two Sons Remake ha uno schema dei comandi davvero semplice. I grilletti fungono da tasto interazione per tutto (parlare, arrampicarsi, raccogliere, ecc…), uno per fratello, mentre i dorsali ruotano la telecamera. C’è altro da tenere a mente, vi chiedete? No, tutto qui. Questo aspetto è un po’ deludente, dato che se si gioca da soli potrebbe ancora ancora essere avvincente, ma quando si gioca in due giocatori, Brothers: A Tale of Two Sons Remake risulta invece molto sempliciotto.

Ovviamente, un aspetto che maggiormente differenzia Brothers: A Tale of Two Sons Remake dall’originale gioco del 2013 è la sua nuova grafica. Se l’originale era spesso piatto visivamente e privo di scorci particolarmente interessanti, con uno stile che ricordava molto i tempi PS2/Xbox, il remake alza l’asticella davvero clamorosamente. C’è da dire che ora è davvero accattivante graficamente, dato che la mole di dettagli presenti non ha paragone con ciò che era prima.

Ma d’altro canto, questa quantità di dettagli ambientali e poligonali, talvolta può rendere più complesso alla comprensione. Non ricordavo molto bene il gioco, così ho aperto una guida dell’originale per superare una sezione dove mi ero apparentemente bloccato; nell’originale era palese visivamente con cosa interagire, mentre nel remake era davvero troppo mimetizzato.

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Il level design di Brothers: A Tale of Two Sons Remake risulta pressoché invariato, mentre i filmati sono stati rifatti da zero. Molti più dettagli vengono introdotti, così come un maggiore utilizzo di inquadrature differenti, rendendo la reggia più avanzata e piacevole. Purtroppo, però, alcuni miglioramenti del quality of life non sono presenti, cosa davvero deludente e a tratti inaccettabile per uno standard moderno nel 2024. Non poter saltare un filmato prima di una bossfight non è sicuramente gradevole, soprattutto in fattore rigiocabilità.

Brothers: A Tale of Two Sons Remake è un gioco che ha molto da offrire, seppur talvolta i difetti possono smorzare l’esperienza. L’imparare le varie meccaniche presentate a noi giocatori è emozionante, e capire come funziona una data cosa per utilizzarla al meglio, è davvero gratificante. Ci sono determinate cose davvero uniche o che si vedono davvero di rado in altri titoli. E seppur non sempre vengano raggiunti degli standard davvero attuali, nel complessivo ci si avvicina davvero molto. Inoltre, avrei sperato in una “rivoluzione” del sistema verbale, dato che la serietà di alcune scene non si adatta per nulla bene al loro linguaggio, soprattutto in alcuni momenti più avanzati della storia.

Per concludere, Brothers: A Tale of Two Sons Remake è un titolo davvero unico a modo suo, che riesce ad offrire un’esperienza avventurosa davvero particolare e piacevole, ora con una veste grafica più avanzata. Il remake punta tutto sull’amplificare tutto ciò che era il titolo originale, e su questo punto di vista ci riesce perfettamente, seppur alcune modifiche sarebbero decisamente state gradite. È un titolo assolutamente da provare almeno una volta, soprattutto se lo avete saltato nel 2013.


7.5

Voto CGC

Recensione Brothers: A Tale of Two Sons Remake

Brothers: A Tale of Two Sons Remake è un titolo davvero unico a modo suo, che riesce ad offrire un’esperienza avventurosa davvero particolare e piacevole, ora con una veste grafica più avanzata.

La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.

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Davide Fanelli

Nato nel 1996 ho iniziato a giocare già dalla tenera età di 2 anni con un GameBoy e Tetris. Alla vista della PlayStation cominciò a nascere la mia passione per i videogiochi che permane ancora tutt'ora.

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