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CGCReviews: Darkest Dungeon II + The Binding Blade

Il viaggio verso la dannazione si rinnova.

Darkest Dungeon II

Darkest Dungeon II è il secondo capitolo del roguelike di Red Hook Studios che ha visto il suo rilascio dall’Accesso Anticipato su PC (Steam / EGS) l’8 Maggio.

[n.d.e. la recensione comprende sia una valutazione del gioco base che del nuovo DLC The Binding Blade]

GIOCO BASE

Prima di procedere, devo confessare di essere arrivato a questo gioco senza praticamente aver giocato il predecessore, Darkest Dungeon. Forse la sua natura troppo cattiva, o forse la resa visiva un po’ “spigolosa”, oppure più probabilmente, chiamiamola la mia immaturità videoludica, mi avevano fatto desistere abbastanza rapidamente, condannandomi da solo al lato più oscuro della perdizione.

Scherzi a parte, per giocare a Darkest Dungeon II, è importante apprezzare almeno una categoria, tra i roguelite e gli strategici a turni. Darkest Dungeon II non è un entry level del genere, ma se foste disposti a scoprirlo, dietro a questo gioco la pazienza sarà rivelatrice di un valore produttivo d’eccellenza.

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TRARRE IL MASSIMO DALLE AVVERSITÀ: QUESTO È DARKEST DUNGEON II

Darkest Dungeon II parla di un mondo dark fantasy in decadenza, dove la luce è un bene prezioso per far fronte a uno sconforto e un pessimismo dilaganti. A portare avanti tanto malessere ci pensano entità e personaggi di ogni genere e connotazione, per lo più horror e post apocalittico. Un po’ come se gli universi di Lovecraft e Mad Max si mettessero d’accordo per governare il mondo. Darkest Dungeon II è un gioco che nel suo baricentro conserva con forza la parte del combattimento a turni, reinventando tutto intorno a sé e dando una grande prova di coraggio.

A partire dalla diligenza, Darkest Dungeon II è un gioco estremamente consapevole nel delineare con forza i propri tratti caratteristici. Personaggi, luoghi, musiche, scrittura, oggetti, poteri, sono elementi che rendono immediatamente riconoscibile un gioco che, dalle regole, avrebbe altrimenti rischiato di posizionarsi in modo derivativo nel genere rogue turn based. La difficoltà viene preservata, ma questa volta gli sviluppatori provano in un certo senso a farci “empatizzare” con essa, cercando di catturarci con una progressione più sentita… più umana. I personaggi (che approfondiremo più avanti) non sono più pedine usa e getta, finalizzati al raggiungimento dell’obbiettivo, ma hanno una loro caratterizzazione crescente, e addirittura interdipendente, con quella degli altri.

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I FANTASTICI QUATTRO

Darkest Dungeon II è uno strategico a turni, proprio come l’originale, e rimane estremamente fedele al sistema di combattimento del suo predecessore, anche se introduce una serie di nuove abilità e meccaniche nella sua dinamica di gioco. Nel contesto di Darkest Dungeon II, si hanno quattro personaggi che combattono secondo un sistema a turni, ma essendo disponibili otto spazi, bisogna giocarsi le precedenze con la presenza degli avversari, che possono variare notevolmente in termini di resistenza e dimensioni (occupando più slot).

Il gioco prevede un ordine di combattimento, il cui posizionamento è chiaramente rappresentato su una griglia bidimensionale, con quattro personaggi che si affrontano l’uno contro l’altro; quindi, quattro dei tuoi personaggi affrontano altrettanti avversari. Personaggi come il Lebbroso, ad esempio, sembrano a metà tra l’umano e la mostruosità, ma sono comunque dalla vostra parte. Questo contribuisce a immergersi nell’atmosfera macabra e terrena di Darkest Dungeon II.

Alcuni personaggi sono più efficaci in determinate posizioni: esistono quelli che traggono benefici stando nelle retrovie, e altri più offensivi o difensivi che necessitano di stare nelle prime file. Il gioco, però, attraverso il profondo sistema di progressione, offre la possibilità di sbloccare abilità addizionali per ogni personaggio, sperimentando perciò varie combinazioni di mosse, secondo una versatilità diversa.

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UNA DILIGENZA CHE AVANZA SENZA INDUGIO (?)

Oltre al combattimento, Darkest Dungeon II introduce un’innovativa mappa 3D che rappresenta il mondo di gioco, in cui è possibile procedere verso la profondità dello schermo. In questo modo, si torna con enfasi all’immersività cui facevo menzione già prima, dandoci modo di avere una maggiore percezione di quale sia la condizione di questi luoghi, al di fuori della porzione in cui vi è lo scontro. Anche l’attesa che questa carrozza impiega tra una tappa e l’altra sembra una scelta voluta, per riflettere sulle circostanze.

Ogni tanto, si incontrano luoghi significativi sulla mappa, simili a quelli di Inscryption, che aggiungono un elemento di profondità e strategia all’esplorazione, come ad esempio la Locanda, dove sarà possibile spendere punti abilità, assegnare oggetti e fare riparazioni alla nostra diligenza, oppure, incontrare un gruppo di sopravvissuti che vi offriranno diversi beni tra cui scegliere. Ecco, la scelta è un elemento determinante per influenzare i legami tra i personaggi. A seconda di chi nel gruppo prende la decisione, gli altri reagiranno in base alle proprie attitudini che si sviluppano durante il viaggio.

Un po’ come accadeva nel film The Hateful Eight, il viaggio di quattro persone all’interno della diligenza, da modo di far emergere punti in comune e di divergenze su varie questioni, e questo aspetto può arrivare a sfociare in vere e proprie sinergie, sia positive che negative, anche durante i combattimenti. Dai combattimenti, questi eroi portano con sé le tracce fisiche, e soprattutto mentali, degli scontri che riescono a superare, e ciò incide sulla loro sanità mentale.

Una sanità mentale che va tenuta sott’occhio perché, quando arriva al suo limite, il personaggio verrà messo a un crocevia nel quale o verrà preso dallo sconforto e, di conseguenza, dei malus andranno a peggiorare la sua condizione, oppure in caso contrario, questo potrà rinvigorirsi migliorando le proprie statistiche. Devo dire che, a volte, mi trovo a dover sperare che alcuni personaggi raggiungano i loro limiti mentali, nella speranza di poterne ottenere un qualche tipo seconda chance, e funziona!

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PROGRESSIONE SI, MA TANTO POI TUTTO RICOMINCIA

Prima o poi, dovrete affrontare il lutto della sconfitta della vostra diligenza, vedendola accantonata in un angolo distrutta, con però la telecamera già pronta a spostarsi sulla nuova in partenza… Ma non è tutto perduto! Le “Candele della Speranza”, a questo proposito, sono la valuta spendibile presso l’Altare della Speranza per sbloccare miglioramenti permanenti di qualsiasi tipo: eroi, oggetti, potenziamenti degli eroi e ulteriori potenziamenti statistici di essi.

Ci si rende conto, a questo punto, che l’intero impianto di gioco è decisamente sontuoso, e potrebbe lasciare un po’ spaesati sulle prime battute su cosa investire per migliorare le nostre future partite. Devo dire che comunque, quelli di Red Hook Studios, non hanno dato nulla per scontato, realizzando un esaustivo Glossario di gioco in cui è possibile consultare ogni tipo di meccanica del titolo per far fronte proprio a una mole di regole che richiede tanto apprendimento.

Collegandomi a ciò, vorrei precisare che, per quanto riguarda l’informativa di gioco, questa è davvero completa. Qualcosa invece sfugge nell’interfaccia di gioco: per alcuni tipi di effetti o status, non sono riuscito a trovare una sezione che li riguardasse nello specifico (o se c’è è ben nascosta), prima che questi si verifichino nello scontro. Una volta che un personaggio giocabile, ad esempio, guadagna il doppio del danno con il suo prossimo attacco, ciò viene indicato con un piccolo simbolo posizionato sotto alla sua figura. Passando il mouse su di esso, è possibile ottenere informazioni dettagliate su tale effetto, ma non c’è altro modo prima.

Tornando alla sigla “rogue”, questa volta possiamo dire quindi, rispetto al primo Darkest Dungeon, risulta molto più presente. Le run possono sempre andare male, però il senso di “conservazione” con ciò che è stato fatto con un personaggio rimane, e anzi, stimola nel riprovarci, perché stavolta i miglioramenti sui personaggi sono persistenti. Questo lo rende un gioco più diretto rispetto all’originale, tanto che in fatto di immediatezza, stando a quanto detto proprio da Red Hook Studios “Ci siamo ispirati ad Hades“. La risultante, infatti, è stata proporre run più dirette e snelle nelle durata, circa un’ora e mezza per un pieno completamento, riuscendo a confezionare sempre una sfida complessa, ma non frustrante… Più a misura di giocatore.

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RITROVARE UNITY, ANCORA PIÙ IN FORMA

Darkest Dungeon II mantiene ancora il suo stile artistico spigoloso, che ci mette dentro tutto l’horror Lovecraftiano, ma realizzato con un tratto artistico alla Mike Mignola (creatore di Hellboy), in cui si possono osservare neri molto saturi, così come i colori, ma a cui non viene concesso il lusso di brillare, perché c’è un tono oscuro generale che non va mai superato. Il giocatore entra in un attimo in questa rinnovata tridimensionalità che non tradisce comunque l’originale, ma riesce al contempo a migliorare anche l’esperienza di gioco diretta. Sono stati inoltre migliorati i dettagli dei modelli, e l’illuminazione risulta più precisa e sfumata nell’utilizzo.

Il colpo d’occhio è immediato, anche nel momento in cui si animano i personaggi. Seppur Darkest Dungeon II sia un gioco a turni, e principalmente quindi un gioco statico, la reattività dei colpi riesce a farsi sentire poderosamente, restituendo un certo dinamismo che fa sentire tutta la frenesia della battaglia. Per un amante dei titoli From Software, ma ci metterei dentro anche icone cinematografiche come i cenobiti di Hellraiser, è impossibile non uscirne sedotti dall’esperienza offerta, distinta da un’ampia varietà estetico-narrativa che abbraccia sia videogiochi, sia cinema, che letteratura.

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UN SEQUEL CHE AFFRONTA IL SUO PASSATO CON CORAGGIO

Darkest Dungeon II è un sequel (ma anche requel, per certi versi) da considerare un must-play per chiunque abbia trovato piacere nel primo gioco. I nuovi arrivati siano avvertiti: Darkest Dungeon II è un’esperienza incredibile. Al di là delle differenze che possono esserci, tenta un’evoluzione verso un’esperienza molto più coinvolgente fin dall’inizio, grazie ad un’enfasi sugli elementi reattivi, una progressione più diretta in stile rogue, e una cura meticolosa per la direzione artistica.

Inoltre, Darkest Dungeon II, al nostro stato di prova, anticipa con The Binding Blade (che vedrete recensito appena più sotto), un ricco corso di DLC destinato a impreziosire un valore produttivo straordinario già dalla partenza, e che nel tempo è destinato ad espandersi ulteriormente.


8.5

Voto CGC

Recensione Darkest Dungeon II

Darkest Dungeon II è un’evoluzione verso un’esperienza molto più coinvolgente, grazie ad un’enfasi sugli elementi reattivi, una progressione rogue più diretta, e una cura meticolosa per l’arte.

La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.

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THE BINDING BLADE

Dopo circa sei mesi, Red Hook Studios ha rilasciato una serie di aggiornamenti, dalla versione 1.0, che hanno aggiunto nuovi contenuti e vari aggiornamenti di quality of life e, The Binding Blade, è il primo vero DLC per Darkest Dungeon II. Questo DLC contiene due nuovi eroi (il Crociato e la Duellante) e una missione di sblocco speciale, oltre a un mini-boss chiamato The Warlord.

Si tratta di un DLC di stampo contenutistico. Dei due eroi aggiunti, la Duellante è già disponibile fin da subito. Sahar (questo è il suo nome) è un versatile personaggio offensivo, che grazie al suo sistema di guardia dinamico è in grado di sferrare potenti colpi spostando sia lei, che gli avversari, sul campo di gioco. Oppure, può essere giocata in maniera più attendista, andando di riposte.

Reynauld, il Crusader, al contrario, come già può far pensare il suo equipaggiamento, è un personaggio da prima linea, adatto sia per infliggere danni, che per incassarli, specialmente date le sue abilità di cura che gli consentono di avere una capacità di sostentamento autonomo, purché attacchi. Lo sblocco di quest’ultimo avviene per via di una quest composta da diversi passaggi. All’inizio, si richiede il trasporto e lo scambio di determinati oggetti, fino a una svolta che darebbe accesso a un arduo combattimento contro il Warlord. Una volta sconfitto, avrete sbloccato il Crusader come personaggio giocabile.

The Binding Blade, come già annunciato, rappresenta il primo di una serie di DLC destinati ad espandere Darkest Dungeon II, seguendo un percorso produttivo simile a quello del predecessore, e anticipando un futuro supporto continuativo per il gioco.


7.5

Voto CGC

Recensione Darkest Dungeon II: The Binding Blade

Darkest Dungeon II: The Binding Blade è la prima di una moltitudine di espansioni annunciate e che, già da ora, aumenta ulteriormente la longevità e qualità del prodotto.

La recensione è stata eseguita tramite Codice Review fornito dal Publisher/Sviluppatore/Agenzia PR/Distributore.

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Alessandro Da Campo

Recensore di CrazyGameCommunity.it.

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