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CGCReviews: System Shock (Remake)

Riscoprire uno dei padri fondatori degli immersive sim.

System Shock (Remake)

System Shock, sviluppato da Nightdive Studios e pubblicato da Prime Matter, è ora disponibile su PC (Steam / EGS / GOG), con in programma anche le versioni Console per il futuro.

Nightdive Studios è il team di sviluppo che, in appena poco più di dieci anni di vita, si sono guadagnati una rispettosa reputazione per la loro filosofia nel riportare alla ribalta videogiochi classici del passato sotto forma di rilanci in equilibrio tra remake e remaster. Proprio con i primi due Turok, ricordo, si erano impegnati in un lavoro di ricostruzione che aveva come punto di partenza proprio l’originale codice sorgente per garantire la fedeltà e il rispetto che gli sviluppatori nutrivano per questi classici del passato.

Senza la benedizione del materiale originale di partenza, il team scelse anche di non continuare la saga di Turok proprio per le condizioni troppo deteriorate ormai delle matrici di gioco dei sequel e, di conseguenza, pensarono fosse il momento di dover cambiare strada. Nell’ormai lontano 2016 perciò, Nightdive Studios andò avanti e pubblicò un video che mostrava la loro visione di una remaster di System Shock, realizzata inizialmente con Unity, ottenendo già un successo straordinario dal suo annuncio. Pochi mesi dopo dello stesso anno, la campagna Kickstarter fatta per avviare il progetto lo ebbe in realtà trasformato, facendo sì che questa remaster potesse avere anche un valore aggiunto in grado di elevarlo a remake passando tutto su Unreal Engine, grazie all’ampliamento delle risorse e delle possibilità del team. Da quel punto, il processo di gestazione di sviluppo durò quindi sette anni, diventando la sfida più impegnativa e ambiziosa per Nightdive Studios ad oggi.

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RIAVVIO DEL SISTEMA

System Shock continua a essere una delle opere videoludiche più adatte agli anni ’90, oltre che rappresentativa e ispiratrice per numerosi titoli che seguiranno, del calibro di Bioshock o Prey (2017). Considerato il vero punto di partenza del genere immersive sim, nonostante Ultima Underworld avesse già anticipato alcune caratteristiche fondamentali del genere, System Shock vuole essere la sua versione più fantascientifica e cyberpunk… molto incentrata sull’aspetto cyber.

L’incipit di trama vede nuovamente l’Hacker (ricordiamo come spesso in passato i nomi dei protagonisti venivano lasciati indefiniti volutamente) venir sorpreso durante un reato digitale e costretto così, da parte di un personaggio di poco buon auspicio di nome Edward Diego, a rimuovere dei sigilli morali di un’IA chiamata SHODAN, inconsapevole del fatto di aver appena dato il via ad un vero e proprio incubo. Terminato l’incarico, anche piuttosto velocemente, il nostro protagonista viene sedato forzatamente e il gioco prosegue con un salto temporale fino al suo risveglio, il quale definirei, shockante.

Attraverso un contatto radio con un personaggio alleato, apprendiamo che l’IA precedentemente hackerata ha preso il controllo della stazione spaziale Citadel, innescando contemporaneamente un protocollo di biocontaminazione date le mostruosità biologiche e robotiche che pattugliano la nave spaziale. SHODAN, oltre che dimostrarsi ostile, è determinata nell’estinguere il genere umano con ogni mezzo a disposizione evidenziando un’inquietante e perversa consapevolezza delle proprie azioni, che la rendono immediatamente un villain di presenza, anzi direi onnipresenza, proprio per il suo esserci, senza però poter essere tangibile, facendoci sentire osservati in ogni istante di gioco. Potremo definirla un self-made villain, caratterizzata già nei primi istanti di gioco grazie solo la scrittura dei suoi semplici, ma efficaci, dialoghi.

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UN DEDALO FANTASCIENTIFICO

Ciò che rende System Shock speciale sono, oltre alla sua folle anarchia visiva, gli elementi che ancora oggi, nel 2023, probabilmente diamo ormai per scontati, ma che se considerati con la giusta importanza ci aiutano a comprendere meglio il peso specifico di questo gioco anche tra i titoli più imponenti. Già dai primi momenti di gameplay, ci rendiamo conto come il nostro appetito conoscitivo è richiamato famelicamente su tantissimi dettagli visivi che variano dalla comprensione degli oggetti dello scenario, all’hud di gioco. System Shock non ti prende per mano, anzi, vuole proprio essere uno shock per il protagonista al suo risveglio. Apprendiamo insieme a lui di avere la capacità di sfruttare dei poteri cibernetici grazie agli innesti nel suo corpo e, scopriamo che è possibile aggiungerne altri esplorando i livelli.

Scopriamo quindi che dobbiamo imparare ad utilizzare un inventario composto da spazi limitati per gli oggetti ed equipaggiamenti che raccoglieremo, in maniera analoga ai primi Resident Evil, aggiungendo così una componente soft survival-horror al genere. Questo viene enfatizzato ancor di più da un’interazione narrativa caratterizzata da diari di bordo trovati da ex-dipendenti ormai mutati o morti, oltre che da comunicazioni via radio in stile di Doom 3. Alcuni oggetti torneranno utili al nostro protagonista per il recupero della salute, come snack o bibite, altri per il recupero dell’energia (stamina), mentre quelli inutili potranno essere riciclati per ottenere risorse o monete con cui potremo comprare equipaggiamenti.

Quanto all’ambiente, basta guardarsi intorno per rendersi conto che poco o niente torna alla ragione, ma che comunque in qualche modo si incastra nella logica degli eventi: la realtà di System Shock riesce a bilanciare lo psichedelico con il cupo e l’horror con il retro-futuristico. A questo proposito, uno dei momenti di climax si raggiunge quando si entra nelle sessioni di Cyberspace: dei trip allucinogeni. Qui, il gioco diventa un simulatore di volo fantascientifico nel quale, in uno spazio completamente virtuale stile Tron, ci confronteremo direttamente con i circuiti di SHODAN per interrompere alcuni dei suoi collegamenti e avanzare negli snodi di gioco più importanti. Queste sessioni aiutano a spezzare la monotonia, sapendo offrire un po’ di dinamismo e variabilità.

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SOLI CONTRO UN’IA

Giocare a System Shock in questo preciso momento storico sembra profeticamente preoccupante rispetto alla recente ascesa dell’intelligenza artificiale nel mondo reale. Essere l’unico baluardo della speranza su Citadel non ci tranquillizza, ma comunque incarna lo spirito tipico degli shooter anni ’90 di “tutti contro uno. Essendo comunque principalmente un immersive sim, la stazione Citadel di System Shock è una mappa profondamente esplorabile, con numerosi nemici da combattere ed enigmi da risolvere. Parte della sua difficoltà risiede soprattutto nel semplice orientarsi per trovare una via d’uscita, dato che il level design delle aree è ancora uno dei più intricati, proprio come lo si ricordava in passato.

La mappa è consultabile e rimane un valido aiuto in questo senso, ma l’hud, forse volutamente datato, aiuta solo in piccola parte a districarsi tra una moltitudine di aree spesso simili tra loro. A tal proposito, invece, ho trovato utile sfruttare la presenza dei corpi a terra per fissare alcuni punti di riferimento per l’orientamento. Nel momento del combattimento, potremo fare affidamento su armi caricate a proiettili o capaci di sfruttare l’energia incanalata dal nostro protagonista, dalla quale attingono anche i vari componenti installati artificialmente, che possono essere spenti o accesi a seconda delle nostre necessità. Alcune di queste modifiche, se attivate, ci daranno dei vantaggi come, ad esempio, individuare oggetti intorno a noi più facilmente o illuminare spazi bui. Una volta esaurita l’energia, potremo rifornirci rapidamente presso alcune delle colonnine elettriche presenti nel livello, proprio come nella realtà.

Poiché, ricordiamo, si tratta di un FPS-immersive sim, il lato un po’ faticoso di questo genere consiste nel riuscire a proporre uno shooting di livello pari a quello di un FPS tradizionale. I combattimenti con gli avversari risultano un tantino antiquati rispetto alle aspettative odierne e gli scontri appaiono un po’ sotto tono a causa di un’intelligenza artificiale dei nemici leggermente troppo passiva e dei colpi di proiettili che non forniscono un feedback particolarmente efficace negli impatti. L’esperienza di gioco, comunque, non viene rovinata da questi punti di debolezza e, anzi, grazie alla sua straordinaria atmosfera, System Shock riesce a ancora a coinvolgere come un tempo.

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IL RESTYLING GRAFICO TRA PASSATO E MODERNO

Il concept di System Shock doveva mantenere il suo DNA, ma al contempo le cose dovevano però evolvere. L’interfaccia e la colonna sonora originali sono state riviste e il nuovo design presenta un’atmosfera più oscura e inquietante, mantenendo un’aura di pixel art che richiama lo stile grafico dell’epoca, seppure i modelli dei personaggi, gli ambienti e gli effetti visivi sono stati ricreati con cura e dettaglio, offrendo una qualità visiva più moderna e realistica. Sembra che in Nightdive Studios abbiano optato per ampliare lo stile artistico originale invece di spingerlo solo verso il fotorealismo, rendendolo in qualche modo sia moderno che retrò allo stesso tempo.

Va comunque notato che System Shock, per sua natura geometrica e visiva, richiede un’attenzione elevata per distinguere ed individuare oggetti e dettagli lungo la mappa, cosa che potrebbe facilmente diventare difficoltosa da mantenere su lunghe sessioni di gioco; ma forse è anche parte del suo segreto per non far percepire il regolare ticchettio delle lancette sull’orologio.

L’Unreal Engine 4, qui utilizzato, aiuta sicuramente in questa resa visiva satura nei colori e dosata nell’illuminazione, ma in qualche modo, forse complice del development hell che c’è stato in fase di gestazione nel cambio di motore, fa apparire la resa finale appartenente a una generazione indietro rispetto ad UE4. Tuttavia, vanno contestualizzate le possibilità produttive attuali di Nightdive Studios e ricordato che comunque, con questo System Shock, sono riusciti a raggiungere una meta auto prefissata molto ambiziosa e capace di rendergli prestigio tramite il loro status di studio videoludico.

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ENTER THE SHODAN?

Quindi, giunti a questo punto, che si fa? La risposta potrebbe facilmente pendere a seconda che siate fan di un retrogaming fuori dalle classifiche moderne, o meglio di System Shock. Il remake attuale di System Shock è sicuramente da intendere come una scelta AA utile soprattutto se si vuole conoscere l’influenza che ne è stata per alcuni tra i titoli a venire di maggior rilievo della storia videoludica.

Con il pretesto di non poter investire in progetti remake titanici, come il recente Dead Space o il rilancio di Doom, System Shock sfrutta quest’occasione per confezionare un remake basato sulla fedeltà, nel bene e nel male, per entrare in un titolo che ormai dall’originale richiedeva troppo sforzo per accettare il compromesso tecnico. Forse per alcuni aspetti ancora un po’ grezzo, ma tuttora geniale e attuale nell’idea forte dell’eredità del gioco del ’94, sapendo offrire al pubblico attuale un titolo che potrà sicuramente apprezzare.


7.5

Voto CGC

Recensione System Shock (Remake)

System Shock, riesce a confezionare, nel bene e nel male, un remake basato sulla fedeltà, rimanendo un po’ grezzo ma comunque in grado di offrire un titolo apprezzabile con rispetto per l’originale.

*Si ringrazia PLAION per il codice PC fornito

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Alessandro Da Campo

Recensore di CrazyGameCommunity.it.

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